Un derby per ristabilire dignità e decoro.

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Cosenza-Catanzaro oltre il calcio.

E’ arrivato il giorno che tutta la Cosenza calcistica e l’intera Catanzaro appassionata del gioco del pallone aspettavano da ormai trentatre anni. Risale, infatti, al lontano 1991, l’ultima partita disputata in serie B tra le due compagini calabresi. Nelle more di un tempo che, verosimilmente, è trascorso fin troppo lentamente per le bramosie delle due tifoserie, Cosenza e Catanzaro, hanno attraversato, facendo fatica a venirne fuori, l’inferno ed il purgatorio. In questo terzo di secolo, tanto i “Lupi”, quanto le “Aquile”, hanno calcato palcoscenici minori, sovente di periferia, e comunque distanti dagli sfarzi sportivi più propri al blasone delle società. Una realtà, quella appena rappresentata, che, fatalmente, ha finito per assorbire, per estensione, dinamiche e sviluppi a latere del calcio. In Calabria, e sempre più spesso anche al di fuori del perimetro della stessa, le vicende “pallonare” condizionano ed indirizzano gli umori e l’atmosfera delle città. Sono questi gli effetti collaterali di uno sport sempre più popolare e performante nelle relazioni sociali, nonché perfettamente allineato nell’alveo ancestrale dell’appartenenza. Colori, simboli, tradizioni, leggende e campanilismi che si intrecciano, si sovrappongono e a volte si scontrano. I rossoblù, e la loro tendenza a sinistra, i giallorossi e la loro tendenza a destra, effige di uno status che supera le barriere dell’antagonismo calcistico. Cosenza-Catanzaro è il vero derby della Calabria. Le sfide tra le due squadre entrano, inevitabilmente, negli album dei ricordi di ogni famiglia che ha un barlume di passione calcistica. Addirittura, per alcuni, l’attesa per le partite tra le due squadre, rappresenta la clessidra del tempo, costituendo lo spartiacque di un evento, di un’occasione, di un fatto e di un’opportunità. Oggi è giunto il momento di valorizzare goliardia e divertimento; di capitalizzare passione ed appartenenza; di rendere fluidi e mai stucchevoli sfottò e ritagli di ironia. Ma è anche il tempo di mostrarsi maturi e consapevoli, determinati e giusti, pur palesando, irriducibilmente, il vessillo della propria squadra. Solo così potremmo essere tornati finalmente in paradiso, sognando di vincere non solo una partita di pallone, ma anche la partita della sportività. Forza Lupi e forza Cosenza per novanta minuti ed oltre.

Articolo a cura dell’Avv. Morimanno.

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