La città di Cosenza attraverso i propri tifosi è oggi universalmente riconosciuta come città accogliente ed ospitale.
Il tifo calcistico è ormai riconosciuto come un fenomeno sociale e culturale vero e proprio, tale da non essere più interpretato come semplice fatto sportivo, come banale esplosione di entusiasmo a favore di una squadra di football. C’è chi lo definisce una complessa interazione tra la psicologia del singolo e alcuni aspetti della società. Pasolini definiva il tifo “una malattia giovanile che dura tutta la vita” e forse non a caso a Cosenza si canta “è una malattia che non va più via…”
Non diciamo niente di nuovo quindi se affermiamo che il tifo rossoblù, quello dei tifosi del Cosenza, è un fenomeno che viene osservato ed analizzato dal punto di vista sociologico, suscitando interesse soprattutto in Europa. Non quindi urla ed entusiasmo sfrenato, alcool e violenza fine a sé stessa, azioni aggressive e linguaggio scurrile, così come depositato nell’immaginario collettivo e attraverso una visione molto superficiale e retorica che identifica il tifoso in un personaggio violento condito dall’assenza di cultura.
I tifosi della città di Cosenza hanno invece per certi versi “purificato” il significato di ultrà, hanno dato allo stesso una nuova dimensione che possiamo definire catartica, passando dell’essere semplicemente tifoso, dalla plastificazione dell’andare oltre ad ampliarne il ruolo sociale cui, in modo molto riduttivo, altri li avevano relegati e restituendo alla società italiana un’immagine del tifo diversa, sostanziale, fatta di solidarietà e sostegno amorevole, fratellanza ed inclusione sociale, tutti sostantivi genericamente negati all’emisfero ultrà e questa volta imposti con dati di fatto oggettivi, presenza assidua ed esempi concreti di impegno sociale.
Se oggi la città di Cosenza viene riconosciuta come città aperta e solidale è perché nel tempo si sono sedimentati processi di solidarietà spontanea, consolidati da esempi ricorrenti che caratterizzano un tratto saliente e peculiare della identità culturale cittadina. Cosenza dunque, attraverso il tifo, è oggi universalmente riconosciuta come città accogliente ed ospitale.
Per questo il tifo rossoblù viene citato nel libro, che vi invito a leggere, di Stewart McGill & Vincent Raison, “The Roaring Red Front – The World’s Top Left-Wing Football Clubs”, ma anche nel libro “Ultrà – Il volto nascosto delle tifoserie di calcio in Italia” di Tobias Jones.
E’ forse per questo che Xavier Van Welden, tra i fondatori del FC St. Pauli Francophonie Fanclub, club di tifosi, di origine francese della città di Amburgo, che si è distinto per diversi atti di solidarietà, ha voluto scoprire, in un’intervista fatta al sottoscritto, le motivazioni che hanno portato alla costituzione, nel settembre del 2019, del Respect Cosenza Club, primo club multietnico d’Italia –Entretien avec Davide Franceschiello, fondateur du Respect Cosenza Club – FC St. Pauli Francophonie Fanclub (sanktpauli.fr).
È forse per questo che il quotidiano on line TuttoSt.Pauli il tre aprile ha pubblicato un articolo del giornalista Roberto Consiglio dal titolo “Da Cosenza al Doria fino ad Amburgo: storie di tifo resistente e incondizionato” – Da Cosenza al Doria fino ad Amburgo: storie di tifo resistente e incondizionato (tuttostpauli.com)
È sicuramente per questo che io ho voluto mettere in risalto questo fenomeno sociale nel saggio “Calcio, tifo e società cosentina – L’identità culturale di Cosenza espressa attraverso un fenomeno sociale, il calcio – Quando il tifo travalica la retorica e diventa messaggio concreto di impegno sociale” pubblicato da Rubettino nella raccolta di saggi dal titolo “Cosenza – Trasformazioni urbane ed esplorazioni sociali” a cura di Gilda Catalano e Alfredo Sguglio.