A fronte di un primo tempo sottomesso, nel secondo a Parma abbiamo visto la squadra che tutti i tifosi agognano, spinta da un tifo da champions
Il secondo tempo dei lupi al Tardini è quello che ogni cronista vorrebbe commentare e che ogni tifoso vorrebbe vedere e rivedere ad ogni trasferta: coraggiosi, irruenti, sfacciati, temerari come non mai in questo inizio di stagione, ma anche con tanta qualità ed estro e perché no, provvisti di quell’organizzazione di gioco che mister Zaffaroni ha dimostrato di poter inculcare ai propri ragazzi, ma troppo spesso tralasciata a favore di una tattica più sparagnina che, se era tollerabile nella prima parte del campionato ora non è più sopportabile.
I ragazzi ieri hanno dimostrato di stare ormai bene fisicamente, se è vero com’è vero che hanno tenuto il campo fino al 94°, correndo il triplo degli avversari, così come si è espresso il telecronista di Sky che ci aiuterà nel analizzare questa partita.
A parte gli acciaccati ed un Anderson in evidente stato di forma ancora precaria, tutti gli altri corrono come diavoli e pressano tanto ed anche in modo ordinato, visto che il Cosenza continua ad essere la squadra meno ammonita di tutte. Dopo tre mesi di allenamenti insieme e ben tre soste di 15 giorni, pari a tre ritiri, continuare a parlare di partenza ritardata sarebbe oltremodo deleterio e potrebbe costituire un alibi molto negativo.
Da ieri la squadra è pronta anche psicologicamente: solo a Perugia si era vista una reazione simile, non uguale perché come sembra dire Gori, al Parma glielo abbiamo fatto così..!!
È evidente che questa squadra quando vuole e puote, è in grado di attaccare e di far male al netto dell’avversario di turno, un Parma sempre più in crisi di gioco. Basta vedere i tabellini del primo e secondo tempo per rendersi conto: nella prima frazione della gara 45% di possesso palla a fronte del 51% nel secondo; 5 tiri a fronte di 11; 10 attacchi pericolosi a fronte di 23, calci d’angolo 1 a fronte di 5.
I lupi quindi quando vogliono attaccano e lo fanno anche in densità, riempiendo l’area avversaria con 6/7 uomini, di converso quando si limitano a distruggere la manovra avversaria risultano anche impacciati e timorosi nel proporsi. Ascoltate il commento sempre del telecronista Sky qualche minuto dopo il vantaggio del Parma:
“Cosenza che non riesce proprio tecnicamente a trovare soluzioni utili ed efficaci per ripartire una volta recuperato il pallone in difesa, sbaglia sempre il passaggio ed il lancio lungo la formazione di Zaffaroni”… e non è la prima volta che sentiamo questa tiritera, confermata anche dallo stesso Zaf che, a mia specifica domanda, ha risposto delle difficoltà di gestione della palla della sua squadra.
Ma perché questa difficoltà non è emersa anche nel secondo tempo di Parma? Se una squadra ha problemi tecnici li paleserà sempre, allora è molto probabile invece che sia un problema di densità e linee di passaggio: se 8 calciatori su dieci rimangono dietro la linea della palla sarà più difficile fare ripartire l’azione anche in transizione positiva, così le difficoltà di Palmiero nel trovare qualche compagno libero da servire; se invece hai due, tre, quattro linee di passaggio, magari trovi sempre la soluzione giusta.
Nel primo tempo Zaffaroni ha pensato di limitare i danni e, con tanti sacrifici, c’era quasi riuscito: in pratica ha sacrificato Situm e Anderson in marcatura su Mihaila e Coulibaly, con il risultato che i quattro si sono annullati a vicenda. Più o meno la stessa cosa è capitata a centrocampo perché con le squadre a specchio (ambedue con il 3-5-2) in campo ci sono stati tanti 1:1 e sulla mediana Vallocchia se la doveva vedere con un certo Vazquez, uscendone anche bene; Palmiero con Brunetta e Carraro con Juric, irrimediabilmente perso nell’azione del gol.
screenshot dell’app “Diretta”
Nel primo tempo il compitino era quindi fermare l’armata Brancaleone e tutti sotto la linea della palla. Durante l’intervallo i calciatori si sono guardati negli occhi tra loro e con l’allenatore e deciso che con questo Parma non si poteva perdere. Hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo anche per onorare una marea di tifosi che li stava sostenendo dall’inizio della gara.
La squadra si sposta 40 metri più in avanti, questa la differenza sostanziale tra primo e secondo tempo: con Situm ed Anderson che partono dalla trequarti avversaria e non dalla nostra, allo stesso modo farà Florenzi dopo;
la disposizione tattica del Cosenza nel primo tempo con il 5-3-2
la disposizione tattica del Cosenza nel secondo tempo, con il 3-5-2
Zaf fa entrare anche Boultam, nella nuova ottica di attaccare e non difendere come fatto nel primo tempo con Vallocchia. Come si vede anche la scelta degli interpreti evidenzia una concezione diversa di partita. Boultam ha cominciato a giocare in sovrapposizione con Situm, guadagnandoci entrambe nelle singole scelte e nel gioco di squadra. Meno evidente il cambio di passo sulla catena di destra perché lì ha giostrato prima un Anderson ancora al 50% e poi un volenteroso Florenzi, ma che ala non è.
La squadra si è piazzata nella ¾ parmense facendo questa volta abbassare sotto la linea della palla i padroni di casa fin quando non è arrivato il pari di Tiritiello (ben tornato al gol Tiri). A questo punto tutti si aspettano il colpo di grazia, ma sebbene i lupi continuano ad essere pericolosi con qualche contropiede, negli ultimi dieci minuti indietreggiano dei famosi 40 metri a difesa del pari. Si torna in apprensione e Vigorito ci manca poco che non combina un altro piripacchio. Si pensa a gestire il pallone ed a perdere tempo anziché affondare il colpo, ed infatti quando Millico soffia la palla a Cobbaut tutta la squadra era nella nostra ¾, poi Gerbo concluderà l’azione con il tiro sulla traversa.
Insomma, lo stesso Zaffaroni aveva annunciato che ieri si poteva osare, la speranza è di rivedere ancora i lupi affamati ed impavidi del secondo tempo. La sensazione è che la squadra sia più propensa a proporsi in avanti più che limitarsi a controllare l’avversario e giocare di contropiede e ora si può.