Lezione di calcio..!

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Vivarini vince il derby battendo Caserta sulla tattica.

Che sarebbe stata una partita molto tattica lo si sapeva da giorni. Tutti si chiedevano come i due allenatori si sarebbero affrontati l’un l’altro: Vivarini con il suo tiki taka, nonostante le tre sconfitte consecutive? Caserta con il suo inossidabile 4231, fatto di aggressività e pressing sui portatori di palla avversari? Una vera e propria partita a scacchi che avrebbe visto perdente la squadra che sbagliava la prima mossa. Tutto intorno due popoli ansiosi di battere l’eterno rivale e vantare il primato regionale nel calcio. Due squadre profondamente diverse: quella di casa forte della cavalcata dell’anno precedente e dell’ottimo inizio di stagione, tant’è che neanche le tre sconfitte consecutive hanno scalfito il forte entusiasmo. Una squadra, quella giallorossa, che gioca a memoria, con moduli e schemi collaudati nei due anni e passa da quando è allenata da Vivarini. Dall’altra parte un Cosenza relativamente nuovo, con un allenatore nuovo ancora alla ricerca di una identità vincente, più forte della prima nei singoli, ma sicuramente meno amalgamata. Insomma c’erano tutti gli ingredienti per assistere ad una bella partita, meno per quanto riguarda lo spettacolo sugli spalti, decisamente di marca giallorossa viste le note restrizioni che hanno bloccato l’esodo di massa del popolo rossoblù.

i 750 giunti al Ceravolo

Il dubbio è stato sciolto ben presto: Vivarini ha deciso di aspettare il Cosenza, di concedergli il palleggio che aveva caratterizzato il calcio dei giallorossi nelle partite precedenti, e cercare di prenderlo di infilata negli spazi che avrebbe certamente lasciato. In sala stampa è stato molto chiaro: “sapevo che il Cosenza giocava con i terzini molto alti e abbiamo giocato sul rubare loro il tempo, prendendogli la profondità..” e poi ha aggiunto: “abbiamo giocato molto compatti nelle zone più basse per limitare le individualità molto importanti che il Cosenza aveva in fase offensiva”, in sostanza ha ammesso di aver giocato all’italiana, catenaccio e contropiede contro una squadra che riteneva più forte sul piano individuale. Onore al merito dunque a Vivarini che, molto umilmente, ha cambiato radicalmente atteggiamento tattico per venire a capo della partita. Ha lasciato da parte il “bel gioco”, richiesta che la curva gli ha gridato durante tutta la settimana, per badare al sodo, arrivare nel più breve tempo possibile davanti alla porta di Micai. Con tre passaggi il Catanzaro è arrivato per due volte davanti alla porta e due volte ha segnato. Che dire, estremo pragmatismo e cinismo e parametro XG (expected goal) molto elevato, una vera e propria lezione di come si gioca al calcio in modo semplice e produttivo. Caserta è stato messo alla lavagna.

Dall’altra parte, e questa è stata la domanda che ho rivolto a mister Caserta in sala stampa, 283 passaggi per arrivare a fare soprattutto tiri dalla distanza od occasioni su calcio piazzato, come nell’occasione del SESTO palo colpito da Tutino (consigliano a Gennaro un viaggio al Santuario di Paola a questo punto). Caserta infatti ha preferito non prendere alcuna accortezza nell’affrontare il Catanzaro, d’altronde lo aveva specificatamente detto nella conferenza pre partita: “io guardo al nostro gioco perché sul gioco degli altri non possiamo incidere!!” e prima si era detto sicuro che il Catanzaro non avrebbe cambiato il suo modo di giocare. Purtroppo per il Cosenza invece Vivarini, come visto, il suo modo di giocare lo ha cambiato, decidendo a suo favore le sorti della gara.

La formazione che ha affrontato il Catanzaro al Ceravolo

Caserta ha quindi alzato, come al solito, la squadra andando a pressare il portatore di palla in fase di non possesso e gestendo il pallone in fase di possesso con innumerevoli passaggi in orizzontale. Seguendo pertanto la teoria che se sei in possesso della palla l’avversario non può farti male. Tutto bene, è la tattica che ci ha dato una precisa identità, quella di essere sempre padroni del gioco anche in trasferta e le partite di Venezia, Pisa e Palermo danno merito a Caserta. Quello che stona però è il fatto di non cambiare mai, di avere un atteggiamento monotono, di non adeguare il proprio gioco alle mutevoli condizioni della partita. Più volte ho scritto che Caserta molto difficilmente cambia modulo durante la partita, tutt’al più alcune volte è passato dal 4231 al 433, soprattutto quando c’era da fare entrare Viviani, ma sostanzialmente cambia solo il calciatore, ruolo su ruolo. Così ieri abbiamo assistito al cambio di Canotto per Marras; Mazzocchi per Voca nel ruolo di trequartista; Zilli per Forte; Florenzi e Zuccon per Calò e Praszelik. Abbiamo cominciato con il 4231 e finito con lo stesso modulo e così in quasi tutte le altre partite. È evidente che crede fermamente in questo modulo tanto da non apprezzarne altri e sicuramente questo è il modulo che gli permette di schierare più attaccanti possibili anche se poi Voca è un mediano schierato a trequartista, Tutino una seconda punta schierato ad ala, Mazzocchi un centravanti schierato ora ala sinistra ora trequartista, Canotto e Marras schierati sul piede opposto e così via, Florenzi schierato da ala, da trequartista e ieri addirittura da mediano! Insomma tutto pur di non modificare il 4231. Ovviamente non sono certo che modificando il modulo le cose cambierebbero, fatto sta che ieri dei 6 attaccanti schierati l’unico che ha fatto un tiro in porta è stato Tutino nell’occasione della traversa. Allora a cosa serve avere tutti questi attaccanti se non vanno mai al tiro o ci vanno con estrema difficoltà e soprattutto se non c’è una manovra che li metta in condizione di trovarsi da soli davanti al portiere com’è brillantemente capitato a Iemmello?

La traversa colpita da Gennaro Tutino

Ripeto, Caserta ha dei pregi: ha dato una personalità ad un Cosenza che ha creato lui, perché gran parte dei calciatori arrivati sono stati da lui voluti, è riuscito nonostante non ci sia molta qualità dietro a rendere il reparto uno dei migliori della categoria, è riuscito a tenere unito lo spogliatoio, però è anche lecito aspettarsi qualche cosa in più dall’organico messogli a disposizione. 19 punti non sono moltissimi però se consideriamo che il Cosenza vanta uno dei reparti avanzati più temuti della categoria, vanta un centrocampo di tutta rilevanza anche se ha un reparto difensivo dotato di meno qualità rispetto agli altri. 5 vittorie e 5 sconfitte, condite da 4 pari, ci restituiscono un campionato senza infamia e senza lode che non attrae, se è vero com’è vero, dati alla mano, il calo del pubblico è sensibile rispetto alla prima giornata, da 9000 spettatori con l’Ascoli ai 3500 con la Feralpi. La sconfitta nel derby poi darà la mazzata definitiva all’entusiasmo del popolo rossoblù.

I presidenti Guarascio e Noto all’inizio della partita

Leggiamo troppa sicumera nelle certezze di Caserta ed è forse giunto il momento di porsi delle domande e trovare delle alternative, soprattutto durante la partita, che non possono essere solo i cambi ruolo per ruolo. Alcuni calciatori appaiono svogliati, come Canotto che ancora, dopo 3 mesi, non è riuscito a raggiungere la sua dimensione, altri come Viviani e Sgarbi risultano dispersi e passi per i più giovani che non riescono a trovare spazio tra tanti veterani. La squadra inoltre cade troppo spesso nel difetto di sentirsi forte e si pavoneggia in mezzo al campo, lasciando i tratti della cattiveria e della caparbietà al solo ricordo delle partite di Pisa e Palermo. Anche ieri a Catanzaro abbiamo visto da una parte una squadra che ha fatto proprio il desiderio dei propri tifosi e giocato con grande cattiveria e dall’altra una squadra volenterosa, ma molle, pusillanime, atteggiamento non certo da lupi della Sila.

Foto di Ernesto Pescatore 

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Nato a S. Marco Argentano (Cs) il 27 settembre 1962, sociologo di professione e giornalista per passione. Laureato in Scienze Economiche e Sociali all’Università della Calabria con una tesi sui “Significati del Calcio, sport, società e tifosi, con particolare riferimento alla vicenda cosentina”. Ho iniziato la carriera giornalistica nel 1994 presso l’emittente TEN e poi a Cam Tele3. Lasciata l’attività per motivi legati alla professione di sociologo, pur continuando a seguire le vicende del Cosenza come per quasi tutta la mia vita, sono ritornato al giornalismo nel 2010 iniziando la collaborazione con il quotidiano Cosenza Sport ed in seguito con il Gazzellino della Calabria. Dal 2012 al 2016 cronista tecnico delle partite del Cosenza calcio per conto di Jonica Radio/Tv Sud e Lupindiretta. Nel 2013 ho collaborato anche con l’emittente televisiva RTI, con la testata on line News di Calabria e Magico Cosenza. Dal 2016 conduttore di Lupus in Forum su Mediaterronia Tv, emittente comunitaria della quale da gennaio 2017 ne sono diventato Direttore responsabile. Dal 2012 collaboro con il Corriere Sportivo di Calabria, dal 2019 come caporedattore.

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