Dopo la batosta di Genova, Caserta prova le alternative con lo Spezia, ma è costretto a fare marcia indietro.
Venturi distratto, si sente la mancanza di un leader in difesa.
Partiamo col dire che un passo avanti rispetto alla partita con la Samp è stato fatto. Che a Genova si sia disputata una partitaccia, al pari di quella di Brescia, è opinione diffusa e forse anche di mister Caserta che con lo Spezia, cambiando parte dei titolari, ha voluto dare un segnale ai suoi ragazzi. L’organico è molto ampio in questa stagione, motivo per cui si può puntare anche sulle alternative, dando così spazio a tutti e facendo rifiatare chi sta tirando la carretta da agosto. Ecco quindi che al Picco Caserta si presenta sempre con il suo 4231, ma con cinque novità: fuori Tutino, Calò, D’Orazio, Mazzocchi e Rispoli e dentro, rispettivamente Voca, Viviani, Fontanarosa, Canotto e Martino. La squadra approccia bene alla gara, cercando l’impatto furente e vincente come a Pisa. Per 25 minuti domina la scena, andando più volte vicino alla marcatura con un Forte galvanizzato dalla doppietta con il Lecco. Lo Spezia è fragile, ma i lupi, al pari della partita con la Samp (che intanto ne beccava tre a Bolzano) non riescono a fare male, addirittura lasciano il campo ai padroni di casa nella seconda parte del primo tempo e nel primo quarto d’ora della ripresa, che cosa è successo?
Nella prima parte della gara vengono a mancare clamorosamente due dei nuovi innesti: Viviani appare completamente avulso dalla manovra, non riesce ad inserirsi nei movimenti della squadra, sia perché gli attaccanti dello Spezia gli chiudono le linee di passaggio e sia perché lui non riesce a prendere la squadra per mano, facendo fatica anche nel contrarre i centrocampisti avversari; Canotto invece non riesce ad incidere per come ci si aspetta da lui: impiegato sul piede opposto fa fatica a portare avanti la palla con il piede sinistro sulla fascia di competenza, non riuscendo mai a superare l’avversario diretto ed andare al cross dal fondo. Costretto ad andare per vie interne viene facilmente raddoppiato. Luigi si è sempre espresso al meglio sul lato opposto e gli sono bastati cinque minuti in cui Caserta lo ha spostato per superare in velocità il difensore e mettere in mezzo una palla pericolosissima per Forte. A questo aggiungiamo la giornata storta di Fontanarosa (anche se lui è un centrale adattato) e possiamo dire che sulla catena di sinistra Amian e Zurkowski hanno fatto il bello e cattivo tempo.
Nonostante questi problemi il Cosenza, come anticipato, ha approcciato bene, tranne poi smarrirsi nella seconda parte del primo tempo per tre appoggi elementari sbagliati da Venturi che hanno dato la possibilità ai locali di rendersi pericolosi, non solo, ma errori che hanno mandato in ansia tutta la squadra.
Purtroppo che la qualità del reparto difensivo non sia all’altezza degli altri due è cosa risaputa da tempo. Ne scrivo e parlo da agosto, augurandomi che questo problema non diventi il cruccio della stagione. Dalla cintola in su il Cosenza ha giocatori molto tecnici, ma lo stesso non si può dire del reparto difensivo e per una squadra, come quella di Caserta, che vuole impostare sempre dal basso è un problema di non poco conto. Avesse avuto il Cosenza un reparto difensivo al pari di centrocampo e attacco starebbe li a giocarsi la serie A. Ormai è andata e fino a gennaio bisogna contare sui giocatori a disposizione, senza nemmeno crucciarsi del perché non è stato rinnovato il contratto ad un leader della difesa, con i piedi “educati” come Rigione, per sostituirlo poi con Sgarbi che non vede mai il campo. Magari, nel frattempo, si può evitare di dare sempre a Venturi, non nuovo a queste “prodezze”, il compito di impostare dal basso o cercando con più insistenza Calò o chi per lui.
Detto questo, nel secondo tempo si ricomincia con lo stesso refrain della seconda parte del primo, con lo Spezia più arrembante, finché Caserta non decide di fare marcia indietro e schierare i titolari di Genova, entrano quindi nell’ordine: D’Orazio e Mazzocchi per sistemare la catena di sinistra, Tutino per dare vivacità all’attacco e via via Florenzi e Calò. La squadra, già con l’innesto dei primi tre, si rianima e torna ad essere pericolosa in avanti, togliendo iniziativa allo Spezia che si farà vivo solo nei minuti finali. Prima dell’entrata di Calò, che dimostrerà subito di avere un passo ed un piede diverso con due lanci millimetrici per Florenzi e Tutino, i due mediani, Voca e Praszelik, dimostrano di saper tenere bene le redini del centrocampo, essere uomini ovunque e sicure alternative a giocatori come Calò e Zuccon che, più tecnici, si presentano con caratteristiche diverse.
Il rimandato, purtroppo, lo scrivo con rammarico, è Viviani che conferma di non saper agire in un centrocampo a due, abituato sempre ad esprimersi con due braccetti che gli coprono le spalle.
In definitiva, possiamo dire che in casa Cosenza i lavori sono ancora in corso, Caserta pur avendo individuato un blocco di titolari è sempre tentato dal valorizzare altri titolari anche per gestire con meno grattacapi lo spogliatoio ricco di “pezzi grossi”. Tenere fuori gente come Canotto, Viviani e Florenzi non è facile e passi per Zuccon, Sgarbi e Rispoli, non dimenticando Crespi, Zilli ed Arioli, ormai relegati a “panchinari”. A gennaio sicuramente bisognerà ricentrare il target.
Nel frattempo Caserta è chiamato a trovare la combinazione vincente, tenendo anche conto che Mazzocchi, da centravanti, continua ad essere sacrificato nel ruolo di esterno sinistro, con gli stessi problemi di piede di Canotto, che Marras non può giocare 100 minuti per 38 partite e che bisogna pensare ad impostare diversamente dal basso; Venturi è un buon giocatore, ma non ha i piedi per impostare, a sinistra D’Orazio ha bisogno di un ricambio di ruolo perché si rischia di mandare Fontanarosa in confusione.
Buon lavoro mister!