La vera sconfitta sono gli spalti semi vuoti

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Una società che non attrae tifosi allo stadio ha fallito il suo progetto più importante. Gemmi in sala stampa per tutelare Dionigi. 

Numeri alla mano, le presenze al Marulla sono passate dai circa diecimila dell’esordio stagionale con il Modena ai 3756 della partita di ieri con il Frosinone, una perdita di circa il 60% di spettatori in soli due mesi, in valore assoluto 5.473 spettatori. Una emorragia costante che dovrebbe far riflettere seriamente e soprattutto il presidente Guarascio. Seppur vero che le entrate al botteghino rappresentano la quota percentuale minore dei ricavi di una società di calcio, mediamente intorno all’8%, produrre uno spettacolo per pochi intimi rappresenta una sconfitta pesante, il fallimento sportivo e sociale di un club che dal connubio con i propri sostenitori trova la forza e lo stimolo per raggiungere ambiti traguardi. Insomma, sarò un romantico, ma secondo me il calcio senza i tifosi non ha alcun motivo di esistere, e ne abbiamo avuto la prova durante il lockdown, sebbene potrebbe anche andare avanti attraverso le TV.

La formazione che ha affrontato il Frosinone 

Se i tifosi, già alla undicesima giornata, hanno perso la voglia di andare allo stadio e di seguire la propria squadra del cuore bisognerebbe cominciare a chiedersene il perché. Le partite si possono giocare e anche perdere, si può perdere anche spesso, il Cosenza sono quattro anni che propone spettacoli da ultime posizioni di classifica eppure nella finale play out con il Vicenza ha fatto registrare 20 mila presenze, però non si dovrebbe mai lasciare cadere il tifoso nell’oblio della sconfitta perpetua, nella rassegnazione di un progetto caduco, effimero.

Non illuda la presenza dei restanti 3 mila e poco più, quei tifosi, specie quelli che seguono costantemente la squadra in trasferta, stanno conducendo un campionato a parte, completamente distinto e separato da quello del Cosenza del presidente Guarascio, un campionato fatto di amore e rispetto per la gloriosa maglia rossoblù, di dignità. Loro non perderanno mai perché il Cosenza ce l’hanno nel sangue, è una ragione di vita, non una fonte di lucro o di promozione aziendale. A sostanziare questi concetti, le parole di un collega di Frosinone, Roberto Monforte che, a proposito dei tifosi del Cosenza, all’indomani della sconfitta di Ferrara mi ha scritto: “Da sportivo ho apprezzato la dignità, l’attaccamento e la passione di questi tifosi. Arrabbiati ma sempre corretti nei toni, veramente un esempio di vera fede”.

A questo punto la sconfitta con il Frosinone assume contorni irrilevanti, strategicamente ci sta pure tra una società che ha voluto e creduto fortemente in un calciatore come Caso (un affare sia dal punto di vista sportivo, in funzione della predetta spinta motivazionale dei tifosi, e sia dal punto di vista imprenditoriale, visto che il valore del cartellino è destinato ad aumentare), ed un’altra che invece ha ritenuto inutile sborsare un milione e poco più per trattenerlo, non governando alcuna prospettiva nell’un senso o nell’altro. Di conseguenza anche una sconfitta che dal punto di vista tecnico non può suscitare alcun scalpore.

A poco sono valsi gli sforzi di alcuni giocatori rossoblù, in particolare dei due ex giocatori, guarda caso del Foggia, Martino e Merola. Gli unici che da soli, e memori dei dettami del maestro Zeman, hanno cercato di costruire qualche schema, qualche sovrapposizione nel nulla di cui erano circondati. Un’altra partita con due, diconsi due, soli tiri in porta, sempre del citato Merola;

La sequenza del gol di Merola

il tiro di Merola, l’unico del secondo tempo

un gol ancora una volta casuale; un tentativo vano e disperato di cercare di portare a casa un punticino con una difesa ad oltranza e un paio di ripartenze (alla faccia del gioco propositivo per il quale è stato ingaggiato Dionigi al posto di Bisoli); la riproposizione ossessiva del 4-2-3-1 che mal si adatta alle caratteristiche tecniche dei calciatori rossoblù e che tiene fuori il calciatore più tecnico e con più visione di gioco del Cosenza, Calò. Ieri l’ennesima conferma, il problema del Cosenza per Dionigi è Calò, il che la dice lunga sulle scelte effettuate in fase di mercato. Il mister ha affermato che i risultati negativi del Cosenza sono derivati dal tentativo di cambiare e quando si cambia, testuale, non sempre si ottiene quanto auspicato. Quindi secondo Dionigi il Cosenza ha perso le partite perché ha cercato di accontentare la piazza passando ad un centrocampo a tre ed inserendo Calò. La realtà è che il Cosenza ha perso e continua a perdere sia con il 4-2-3-1, con il 5-3-2, con il 4-3-2-1, perché non crea un’azione di gioco e non riesce a fare più di due tiri in porta a partita, così come ha evidenziato, tra le righe, Larrivey: “non ho avuto tante possibilità di segnare, sicuramente anche per il fatto che non mi hanno capito … non ci siamo capiti – e poi aggiunge … penso che non abbiamo creato tanto … non c’è stata grande intesa tra l’attaccante centrale perché abbiamo cambiato .. giocato tutti e nessuno ha avuto tante occasioni ….non c’è stato intesa tra tre quartista, esterni e punta centrale  ..perché non è che creiamo 7/8 occasioni da gol e sbagliamo  … quando crei molto di più hai più possibilità di fare gol …”. Più chiaro di così si muore.

Eppure ancora per il DS Gemmi ed il presidente Guarascio tutto è nella norma, si può continuare ad andare avanti senza dare un segnale di svolta, seppur dopo quattro sconfitte consecutive, 12 gol subiti e due realizzati (uno su rigore ed un per caso), quint’ultimo posto in classifica, a due punti dall’ultima se oggi dovesse vincere il Perugia in casa con il Cittadella, con quei 11 punti che hanno rappresentato la scusa per glorificare l’ennesimo progetto inadeguato alla categoria.

Si va avanti con Dionigi, non ci sono segnali contrari al momento, e a chi si chiede del perché della conferenza stampa ieri di Gemmi, non si può che rispondere che l’unico scopo plausibile è stato quello di tutelare la figura dell’allenatore, visto che la presenza del DS ha rinviato il tutto al rafforzamento della squadra, attuabile solo a gennaio, e smentito presunti ultimatum. Gemmi ha fatto da scudo a Dionigi, rimanendo fermo nel difendere quelle che sono le sue scelte, condivise con la proprietà. Un nuovo allenatore rappresenterebbe un’incognita, specie sul mercato di gennaio. Quando finirà questo braccio di ferro con i tifosi, cominciato proprio con l’ingaggio di Dionigi, è difficile ipotizzarlo, quel che è certo che il Cosenza sprofonda sempre più in classifica, sempre con gli 11 punti di prima, e il popolo rossoblù che si allontana dal Marulla.

La squadra sotto la curva a fine partita 

Foto Ernesto Pescatore

Screenshot da Sky

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Nato a S. Marco Argentano (Cs) il 27 settembre 1962, sociologo di professione e giornalista per passione. Laureato in Scienze Economiche e Sociali all’Università della Calabria con una tesi sui “Significati del Calcio, sport, società e tifosi, con particolare riferimento alla vicenda cosentina”. Ho iniziato la carriera giornalistica nel 1994 presso l’emittente TEN e poi a Cam Tele3. Lasciata l’attività per motivi legati alla professione di sociologo, pur continuando a seguire le vicende del Cosenza come per quasi tutta la mia vita, sono ritornato al giornalismo nel 2010 iniziando la collaborazione con il quotidiano Cosenza Sport ed in seguito con il Gazzellino della Calabria. Dal 2012 al 2016 cronista tecnico delle partite del Cosenza calcio per conto di Jonica Radio/Tv Sud e Lupindiretta. Nel 2013 ho collaborato anche con l’emittente televisiva RTI, con la testata on line News di Calabria e Magico Cosenza. Dal 2016 conduttore di Lupus in Forum su Mediaterronia Tv, emittente comunitaria della quale da gennaio 2017 ne sono diventato Direttore responsabile. Dal 2012 collaboro con il Corriere Sportivo di Calabria, dal 2019 come caporedattore.

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