Come negli anni passati, Guarascio attende che il fato risolva una situazione fortemente compromessa che ha portato all’ennesima mortificazione per la tifoseria rossoblù.
Non è la prima volta, ahimè, che sono costretto a scrivere questo tipo di articoli, ovviamente mi piacerebbe, da tifoso dei colori più belli al mondo, il rosso ed il blu, decantare fulgidi successi ed evidenziare ambiti traguardi raggiunti dal Cosenza Calcio, ma pare non sia ancora tempo. Costretto invece a registrare l’amara realtà che si prospetta e verifica puntualmente ogni stagione calcistica da almeno quattro anni a questa parte. Da quando cioè il presidente Guarascio ha deciso di destinare al Cosenza calcio un budget che, nel tempo, si è dimostrato inadeguato a sostenere una salvezza tranquilla se confrontato con quelli messi a disposizione dalle altre società, ma soprattutto in funzione dei maggiori introiti arrivati nelle casse delle società di serie B. Se un budget che si è sempre aggirato intorno ai 4-4,5 milioni è risultato sufficiente nel primo anno di serie B dell’era Guarascio, oggi non è più assolutamente proporzionato ai costi del campionato cadetto e non giustificato rispetto alle entrate che si aggirano intorno ai 13-14 milioni di euro. Giuseppe Mangiarano, noto dirigente calcistico, ha espressamente dichiarato nella trasmissione Lupus in Forum che le entrate da diritti televisivi per le società di serie B si aggireranno quest’anno dai 7 ai 9 milioni di euro, il Cosenza calcio ha inoltre incassato e continuerà ad incassare, visti i tanti under in rosa, 2,7 milioni di euro per la Legge Melandri, oltre alle entrate dai botteghini e dagli sponsor.
Il budget dell’attuale stagione (dovrebbe aggirarsi intorno ai 5 milioni i euro, questo almeno mi riferì Morgan De Sanctis, attuale DS della Salernitana e tra i papabili a diventare direttore del Cosenza prima di Gemmi) ha consentito di costruire un organico ricco di under (il Cosenza è una delle squadre che ha più under della serie B) quindi tanti giovani delle varie primavere alle prime esperienze in serie B, alcuni giocatori di serie C e D, altri arrivati da stagioni non brillanti in cerca di rivalutazione, più l’ossatura della vecchia stagione che aveva totalizzato solo 35 punti, salvandosi nella finale play out. Un organico in cui mancano le “presenze” come sottolineava sempre Mangiarano, di cui sono ricche le altre squadre: la Spal affrontata ieri, per esempio, ha tra le proprie fila 14 giocatori con più di 100 presenze tra serie A e B, il Cosenza 6.
Tutto questo per dire che questo organico, a causa delle prime due vittorie in campionato, è stato sopravvalutato, prima dal DS Gemmi – “per me non conta l’esperienza, ma conta se un giocatore è forte o meno” così rispose ad una mia domanda nell’ultima conferenza stampa organizzata (le ultime dichiarazioni sono state invece concesse dal Cosenza calcio alla sola emittente TEN, in barba alla pluralità di informazione tanto decantata e applicata quando gli pare), poi dal presidente Guarascio, tanto da “fermare” il mercato che ancora necessitava di un portiere esperto (inseguito a lungo nella prima parte, i più attenti ricorderanno il tentativo con Gori, per poi registrare l’assoluta fiducia in Matosevic) di un terzino sinistro (anche questo cercato a lungo e poi mollato) di un centrale difensivo che potesse sostituire Camporese (anche questo trattato a lungo e poi sostituito con il buon Meroni che sinora ha giocato solo 210 minuti, mentre Camigliano ancora non si è visto in campo). Guarascio ebbe a dichiarare dopo le prime due vittorie persino: “Con il calcio mercato aperto durante le prime fasi del campionato, abbiamo avuto dei riscontri sul campo e abbiamo chiuso le nostre operazioni positivamente. La differenza tra serie B e serie A si è ridotta notevolmente, siamo quasi lì…”!! Come a dire abbiamo una squadra di serie A, non c’è bisogno di comprare altri calciatori, stiamo bene così..!! Dichiarazioni e strategie supportate da parte della stampa locale e nazionale, tranne dal buon Dionigi che non perdeva tempo ogni santa conferenza stampa di sottolineare che aveva a disposizione un organico giovane ed inesperto per la categoria e che tanti altri erano arrivati tardi e quindi necessitavano di più tempo per essere inseriti nel gruppo.
A questo punto verrebbe da dire a Dionigi, ma chi te l’ha fatta fare!? Mentre il DS sportivo Gemmi è stato sempre convinto di aver fatto le scelte giuste, comprese quelle dell’allenatore.
Allenatore che, a dire il vero, era partito bene, non tanto per i risultati effimeri, ma perché aveva creato un gruppo coeso che seguiva le sue indicazioni tattiche. Indicazioni che via via si sono rivelate inadatte alle caratteristiche tecniche dei calciatori in rosa. L’applicazione talebana del 4-2-3-1 ha portato giocatori come Brescianini, mezz’ala pura, a perdere i propri riferimenti in campo quando impiegato da mediano e più volte sostituito, compreso ieri, nonostante fosse tra i migliori in campo; poi il caso più eclatante è quello di un Brignola impiegato più da incontrista che da ala, fino a fare addirittura il terzino nella sciagurata partita con il Genoa; e poi ancora il caso di Calò, da due mesi a Cosenza e secondo Dionigi ancora non in forma per giocare nel suo Cosenza. Una balla colossale. La verità è che Calò, da regista puro, non piace a Dionigi che gli avrebbe preferito Capezzi, mezz’ala di contenimento più adatta al suo modulo. Per non parlare di Larrivey, messo da parte come un ferro vecchio, di Zilli, ieri per l’ennesima volta umiliato quando messo in campo sul 3 a 0 in una partita senza senso. E poi La Vardera, scomparso dai radar nonostante un ottimo precampionato e nonostante la fascia sinistra non sia così poi ricca di talenti.
Dai e dai, i tanti mal di pancia registrati negli spogliatoi hanno depresso le prestazioni in campo di un gruppo non più granitico, sfaldato da scelte incomprensibili ai più. Si è arrivati alla prestazione umiliante nel derby con la Reggina, allo scempio tattico con il Genoa, fino alla prestazione di ieri, che definire imbarazzante è poco. Tralasciando un inizio decente, il minimo che ci si aspetti, come un ritiro nei tempi giusti, da una squadra ed una società di serie B, la squadra si è liquefatta alla prima difficoltà, sulla falsa riga del derby, senza aver dimostrato la benché minima volontà di reazione e rispetto per le centinaia di tifosi arrivati al Mazza. A tal proposito un tifoso, Andrea Florio, ci riporta di un episodio accaduto alla fine della partita che ha visto coinvolto il portiere della Spal, Alfonso. Il portiere ha scavalcato la recinzione dello stadio per recarsi dai tifosi rossoblù e chiarire l’episodio che lo aveva visto coinvolto in occasione della rete poi annullata a Rigione, affermando e confermando l’assoluto rispetto per una tifoseria come quella del Cosenza.
I successivi gol si sono subiti con la stessa facilità di una lama cocente che affonda nel burro, la cui rappresentazione plastica è fornita dal tiro di Dickmann passato sotto le gambe di Matosevic e dal duetto registrato tra Vaisanen e lo stesso Matosevic in occasione del quarto gol.
L’indecisione di Matosevic sul tiro di Dickmann
Il guazzabuglio tra Matosevic e Vaisanen di cui ha approfittato Maistro
Altro che puniti dagli episodi. Qui caro e buon Dionigi, c’è una squadra che non si identifica più nelle sue scelte tattiche, che non trova più stimoli nelle sue indicazioni, appiattita e stordita dall’esecuzione compulsiva dei suoi schemi che non lasciano alcuno spazio alla creatività ed alla fantasia, orientati alla sola ricerca della sola copertura difensiva, altro che calcio offensivo in sostituzione del catenaccio di Bisoli.
Ancora una volta i risultati parlano di scelte sbagliate, che hanno tarpato l’entusiasmo conclamato dai risultati raggiunti per scivolare nell’incertezza della strada nuova. Nonostante tutto ciò, ad ora, non giungono segnali di decisioni irrevocabili e non più rimandabili. Ogni ulteriore rinvio servirebbe solo a complicare una situazione già fortemente compromessa che non può risolversi con l’attenuazione della tensione post partita, come fatto in passato con Zaffaroni prima e Occhiuzzi dopo. Non si può arrivare sempre con l’acqua alla gola nella speranza che i problemi si risolvano da soli e si evitino ulteriori esborsi.
screenshot da Sky