Giocare a calcio è semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile. Inutile nasconderlo, questa volta IL Cosenza avrebbe dovuto prendere i tre punti e dunque, fare una grande prestazione a San Vito Marulla . È pur vero che ci vuole cuore, tanto sudore e soprattutto un pizzico di fortuna per poter agguantare il bottino che avrebbe consentito ai silani di uscire dalla zona rossa della classifica. Peccato che la Dea decida di restare bendata all’inizio del primo tempo su azione di Vera e Carretta, i quali riescono per ben due volte a colpire la traversa e a far la barba al palo. In campo così come tra gli spalti dello stadio di Cosenza, è stata palpabile l’ansia e la voglia di far bene da parte di entrambe le squadre e dei suoi sostenitori: la Reggiana resterà una squadra (sulla carta) alla portata dei rossoblù, nonostante i pericolosi contropiede che riescono a mettere in difficoltà più di una volta, la difesa di Mister Occhiuzzi.
E il Cosenza ‘sprecone’, piange sul latte versato
Che bello però è stato vedere i figli di Telesio che di gran lena, si sono apprestati a compiere un vero e proprio assalto alla porta dell’ex portiere rossoblù Cerofolini il quale, riesce in preda probabilmente ad un raptus d’istinto animalesco, a negare il vantaggio al Cosenza, una volta di troppo. Resta incredibile il primo tempo giocato dai silani, durante il quale perfino l’attaccante Gliozzi toglie inavvertitamente il pallone dalla rete letteralmente vuota della Reggiana. E non è scontato affermare che, perfino i giornalisti, avrebbero voluto spingere o addirittura soffiare il pallone, regalando quel goal che avrebbe permesso a Cosenza di esultare più che meritatamente. Ma solo fino alla fine del primo tempo. Un inizio secondo tempo infatti per nulla brillante al Marulla: gioco alquanto frammentato e spezzettato per entrambe le squadre che, almeno all’inizio, sembrano aver perso lo smalto e la voglia di rendersi pericolosi sotto porta. Insieme ad un cielo che inizia ad imbrunire, scemano anche le speranze per il Cosenza di vincere una gara ritenuta, nodo cruciale da dover sciogliere, per tornare a respirare con meno affanno. Ci si interroga ripetutamente e incessantemente sul motivo per il quale i silani, nonostante arrivino tante volte dinanzi al portiere avversario, non riescano a finalizzare.
Questa è la terza sconfitta consecutiva che i ragazzi raccolgono in casa.
Davvero tante le azioni spettacolari, ma le partite si vincono mettendo la palla in rete. Ormai è sotto gli occhi di tutti: al patron Guarascio, manca la torre, la punta d’attacco che sino all’anno scorso, portava il nome di Riviere Asencio. Ma è al 21º che la Reggiana punisce il Cosenza con un unico tiro che, va a concludersi alle spalle di Falcone, ad opera dell’ex rossoblù Varone. C’è tanta rabbia fra i figli di Telesio che, perdono il centrocampo, lasciando buchi colmati ovviamente dagli avversari. Serpeggiano sugli spalti tanti interrogativi: ci si chiede di chi realmente possa essere la responsabilità se questo Cosenza non segna. C’è chi afferma che Mister Occhiuzzi non sia riuscito ancora una volta, a leggere bene la partita; chi di contro continua a dare responsabilità alla Dea bendata; chi in ultimo continua a lamentarsi di un mercato evidentemente rimasto incompleto. Ad ogni modo, le chiacchiere stanno a zero e a zero resta il bottino portato a casa dai lupi. Il calcio, scriveva Johan Cruyff , assai più in ‘palla’ di noi tutti, si gioca con la testa.. perché se non hai la testa, le gambe non bastano. E il Cosenza oggi, la testa l’ha persa.