A Como un’altra prestazione imbarazzante, ma ora più che mai serve unità di intenti.
Il calcio è questo, l’entusiasmo di venerdì alla partitella condotta da mister Bisoli è già bello che sfumato e non ci voleva molto ad immaginarlo, solo i risultati portano tranquillità. Nessuno credo che oggi si sarebbe potuto aspettare una rivoluzione sia in termini di prestazione che di risultati, tantomeno in termini di gioco, ma nemmeno che la squadra non sarebbe stata in grado di costruire un’azione una e sarebbe già stato oro colato visto che non si è riusciti a fare nemmeno due passaggi di fila. Emblematico il contropiede nel primo tempo, in cinque contro due non si è riusciti nemmeno ad andare al tiro o la punizione di Ndoy calciata in curva, né più e né meno come quella calciata da Bittante a Vicenza. Una prestazione talmente imbarazzante da far passare in secondo piano anche un primo tempo nel quale, quantomeno, si è riusciti a neutralizzare il Como.
Quali le cause di una simile prestazione? Sicuramente la squadra è insicura, sfiduciata come ha detto lo stesso Bisoli nella conferenza stampa di presentazione, con una scarsissima autostima; sicuramente non è in una condizione fisica ottimale, anzi, alcuni calciatori come Ndoy, Larrivey, lo stesso Voca, ma anche Bittante sono lontanissimi dal 100%, sicuramente il tecnico non ha ancora capito come utilizzare al meglio i propri calciatori, d’altronde è arrivato da tre giorni. Oggi infatti, con il senno del poi, virtù che tifosi ed osservatori utilizziamo a piene meningi, abbiamo visto che magari Carraro, lentissimo, e Ndoy, ha sbagliato tutti i passaggi, una cosa mai vista prima, non sono proprio adatti a fare i mediani, essendo uno un regista e l’altro una mezz’ala di inserimento; che magari sarebbe meglio non dare a Caso compiti di marcatura e via dicendo. Insomma quando si perde tutti indovinano la formazione tranne l’allenatore. Quello che è certo è che non si doveva perdere per cercare di far lavorare in tranquillità quello che è ormai il terzo tecnico stagionale. Non è andata così, ma in questo momento far morire Sansone con tutti i filistei non porta sicuramente alla salvezza.
La situazione, lo abbiamo scritto più volte, è figlia di errori su errori, di scelte sbagliate in estate e perpetrate a gennaio, di contrasti abbastanza palesi tra Guarascio e Goretti, errori da cui non si impara mai, non è certo nata oggi, ma adesso sparare sulla Croce Rossa serve a poco, bisogna cercare di salvare il salvabile finché c’è un barlume di speranza. Non credo si andrà più lontano della prossima settimana. Eventuali sconfitte a Crotone e con l’Alessandria decreterebbero la retrocessione anticipata e questo mi auguro non lo voglia nessuno. Si tratta solo di utilizzare il cervello e cercare di incoraggiare questa squadra ad uscire da questa impasse, i fischi sentiti durante la partita con il Perugia non aiutano, che almeno si fischi a fine partita. Il resto lo dovrà fare Bisoli, individuare al più presto il modulo che esalti al meglio le caratteristiche dei calciatori a disposizione (oggi avrà avuto utili indicazioni in merito) ed i calciatori. Una vittoria sarebbe la medicina ideale, ma non si vince dal 27 di ottobre scorso, è diventata una chimera.