Abbiamo analizzato, dati alla mano, le possibili cause del decremento netto di presenze al Marulla.
Le poche presenze allo stadio San Vito_Marulla hanno suscitato scalpore a tutti i livelli anche nazionale. Molti osservatori non riescono a spiegarsi come, dopo che la società ha allestito una compagine competitiva come non mai, che aveva suscitato enorme entusiasmo in estate, le presenze allo stadio siano sempre poche, anzi in netto calo rispetto ad inizio stagione.
Dal grafico si può facilmente verificare che dalla prima partita con l’Ascoli, in una serata di agosto, con 8.915 presenze, il trend sia in netta discesa, fino a toccare il minimo stagionale con la Feralpi (3.590 spettatori). Poco superiori le presenze di ieri pomeriggio con la Reggiana (3750 spettatori di cui però 232 di fede reggiana). Un decremento, dalla prima giornata alla 13^, pari al 59%. A questo si aggiunge uno dei più bassi livelli di abbonati di sempre, solo 790.
Addirittura le presenze medie sono inferiori a quelle dell’anno scorso, quando il Cosenza stazionava nei bassifondi della classifica: 6.303 spettatori di media nel 2022-23 e 5.704 nella stagione attuale. Veramente una situazione strana e complessa da analizzare.
I fattori sociali che possono incidere su una scarsa affluenza allo stadio sono molteplici: le famiglie fanno fatica, attanagliate dalla crisi economica latente e dal caro vita, da quelle meno abbienti al ceto medio, tanto che anche l’acquisto di biglietti, notevolmente rincarati rispetto alla scorsa stagione, possono creare dei problemi. A maggior ragione chi per seguire il Cosenza deve giungere dalla provincia. Orari strutturati sulle esigenze delle pay tv, ma che non tengono conto degli impegni lavorativi e familiari dei tifosi; uno stadio vetusto e poco accogliente, scoperto nei settori popolari, difficoltà di accesso ed eccessivi controlli all’entrata fanno optare per la visione della partita comodamente dal divano di casa, tenuto conto anche che con soli 5 euro si può assistere a due partite del Cosenza in un mese ed in quante persone si vuole.
Il tutto però non trova riscontro con i numeri citati, se è vero com’è vero che è forte il decremento da inizio stagione (59% abbiamo visto). Ciò vuol dire che non si reca più allo stadio, al momento, anche chi aveva deciso, difficoltà comprese, di andarci!
Oltre alla crisi delle famiglie anche gli orari possono incidere, sicuramente l’orario delle 14:00 al sabato non è agevole, però su quanti tifosi può incidere, posto che con il Lecco si sono comunque registrate oltre 6.000 presenze!?
Dalla partita col Lecco a quella con la Feralpi c’è stato un ulteriore decremento di altre 2.600 tifosi e l’orario è sempre lo stesso.
Potrebbero essere i risultati ancora altalenanti a non coinvolgere le masse allora? Statisticamente dopo una sconfitta in esterno o in casa, le presenze allo stadio diminuiscono: dopo le sconfitte col Modena in casa e a Brescia, l’affluenza è diminuita col Sudtirol di oltre 3000 unità, la vittoria di Pisa ha portato allo stadio, con il Lecco, le presenze nuovamente a 6.212, nonostante si giocasse alle 14:00 di sabato, la sconfitta di Genova ed il pari con lo Spezia hanno riportato le presenze al minimo stagionale con la Feralpi.
Allora, molto probabilmente, è una questione di risultati, di mancanza di un obiettivo certo. Storicamente i tifosi del Cosenza accorrono allo stadio in massa quando c’è da raggiungere un obiettivo, che sia di salvezza o di promozione. Il grande evento attira le grandi masse, così anche l’avversario di turno, è evidente che una partita con la prima in classifica o il derby con il Catanzaro attirano più spettatori che con l’ultima in classifica, a maggior ragione se non corrisponde ad un avversario storico come lo sono la Salernitana o il Lecce.
Insomma il tifoso rossoblù ha bisogno di grandi stimoli ed obiettivi importanti per superare gli ostacoli che abbiamo elencato prima ed in questo anche la società deve fare uno sforzo ulteriore. La comunicazione, i contatti con la tifoseria stanno migliorando, ma evidentemente c’è bisogno di qualcosa in più, di maggiore condivisione, per far dimenticare anni di contestazioni e classifiche precarie.