La mancanza di continuità nei risultati certifica che questa squadra è nata male e rattoppata peggio.
Quando le auto hanno un difetto di fabbrica vengo ritirate dal mercato. È la stessa sensazione che tanti tifosi hanno avuto ieri sera dopo aver assistito al posticipo serale con il Genoa, se non proprio il ritiro dal campionato, ma sicuramente della fine del supplizio che ancora una volta abbiamo dovuto sopportare. Non fosse bastata la cinquina di Como e quella dell’andata di Ferrara ci siamo dovuti sorbire anche il poker genoano. Intendiamoci, tra tutte, la squadra ligure è sicuramente quella che per tradizione e qualità dell’organico era la meno indicata con cui poter fare risultato, ma c’è anche modo e modo di perdere una partita.
Basta leggere il tabellino delle statistiche per rendersi conto che non si è disputata una partita di serie B ieri sera, ma una tra una squadra di serie B ed un’altra di serie C: 62% di possesso palla per padroni di casa, 28 tiri a 2, 550 passaggi completati contro i 242 dei silani. Nessun’altra compagine di serie B mostra un gap così cospicuo nell’affrontare una pari livello. Tutte le squadre lottano, vendono cara la pelle prima di cedere. Cadono, si rialzano, subiscono ma si propongono, se gli propini 4 gol almeno un paio te li restituiscono. Il Cosenza no!
A Como, dopo un primo tempo decente, subito il gol nel finale, si è ripreso completamente in bambola beccando il terzo, per poi scivolare nell’oblio. A Genova abbiamo tenuto mezz’oretta, senza mai proporci, senza mai organizzare una manovra di attacco, impegnati solo a cercare di bloccare l’iniziativa dei padroni di casa con un 4-5-1 che vedeva come quinti di centrocampo Marras e D’Urso ed il povero Nasti, cosi come accadeva per Larrivey, abbandonato al suo destino.
Solo qualche lancio lungo tentato da Calò, sempre sbagliato o anticipato dagli avversari, stop, più di questo Viali non è stato capace di organizzare. Organizzazione offensiva inesistente, ma sicuramente sarà stata organizzata la fase difensiva. Ma quando mai, basta vedere la rete subita su calcio di punizione dal vertice dell’area di rigore, con tre giocatori del Genoa lasciati completamente liberi di fare i loro comodi, compreso Dragusin, autore della rete del vantaggio. Così liberi da chiedersi se i nostri giocatori vengono allenati sulle palle da fermo, visto che ogni pallone decente messo in mezzo all’area finisce nella nostra rete.
E ancora un D’Urso sempre in difficoltà su Sabelli, la maggior parte dei pericoli sono arrivati appunto dalla destra, senza che si ponesse rimedio a questo problema. Marras, ingaggiato per fare l’attaccante, per fare salire la squadra e fare assist, utilizzato perennemente da centrocampista se non terzino, al pari di Brignola con Dionigi.
Va bene si dirà, sicuramente Viali apporterà degli accorgimenti tattici nel secondo tempo, perso per perso ci giocheremo la partita. Niente di tutto questo, si ricomincia più bassi di prima, offrendo il la a Gilardino per ordinare l’assalto al fine di chiudere la partita. Non si sa mai che con un tiro ci rubano il pari, avrà pensato non convintamente, così come stava accadendo per la traversa colpita da D’Urso.
Ma ci pensa Jack al 56° a mettere tutto in ordine e regalare con la sua indecisione il raddoppio a Gudmundsson. GAME OVER. Da li in poi la squadra sparisce dal campo. Le altre due reti sono la logica conseguenza di una partita già fortemente squilibrata tra titolari, figurarsi con le riserve.
E qui arriviamo ai difetti di fabbrica. Qualcuno all’inizio del campionato aveva pensato di affrontarlo con Martino, La Vardera, Matosevic, Lai, Panico e via dicendo. Con tutto il rispetto, ma se esistono le categorie un motivo ci sarà. I calciatori non sono tutti uguali presidente Guarascio, se uno costa 500 mila euro ed un altro 50 mila, la differenza ci sarà. Poi abbiamo trovato un DS che con i 4 soldi di budget che aveva a disposizione aveva fatto intendere di avere costruito un organico da play off. Le prime due vittorie hanno completato l’inganno.
A gennaio si replica. Il presidente Guaracsio garantisce, nell’incontro con il Sindaco, che farà l’impossibile per attrezzare una squadra capace di risalire la classifica. Allo stato di fatto però si verifica solo uno changer les dames, con 11 giocatori ceduti e 10 ingaggiati, la maggior parte dei quali in prestito, con conseguente ribasso del monte ingaggi. Dovevano arrivare calciatori in grado di fare la differenza, il bomber, ed invece è arrivato Finotto, 3 gol negli ultimi 3 anni, Marras che è un’ala molto discontinua, altri giovani di belle speranze come Cortinovis e tanti sconosciuti come Delic che fa fatica a trovare posto in una squadra ultima in classifica.
Grazie presidente dello sforzo compiuto. Avesse ceduto anche D’Urso il programma di ridimensionamento per il prossino campionato di serie C sarebbe stato completato. Unica perla l’arrivo di Zarate, il cui rientro però è stato gestito malissimo, con un infortunio figlio del pressapochismo. Ricordo ancora quando a novembre reclamai l’ingaggio degli svincolati in modo da poterli utilizzare al meglio a gennaio e la risposta del DS Gemmi che, con molta arroganza, dichiarava che non sarebbe mai ricorso agli svincolati, tranne poi farlo a gennaio, quando i tempi non hanno permesso un recupero adeguato di Zarate.
Insomma un errore dietro l’altro e quanti altri adesso non citabili per limiti di spazio e tempo. In questa situazione ogni vittoria rappresenta un miracolo giunto per inefficienza anche delle altre squadre (vedi Reggina e Parma che al Marulla camminavano). La fortuna è rappresentata proprio da questo. Ci sono altre squadre in netta difficoltà, al pari o più dei lupi. La prima delle quali arriverà al Marulla domenica. La Spal è alla portata del Cosenza, speriamo cammini come quelle battute in precedenza…