Ancora una volta il Cosenza primeggia nel possesso palla (56% contro il 44% della Salernitana) decine di cross messi in mezzo all’area, tanto pressing, ma occasioni da gol effettive pochine per battere quella che è ormai diventata la capolista di questa serie B. La squadra di Castori si porta a casa quindi i tre punti con il suo solito gioco sparagnino, ma molto efficace in quanto a cinismo: palla lunga e pedalare si sarebbe detto in altri tempi e questo gioco sembra fatto a pennello per le caratteristiche tecniche di Gennaro Tutino e di Milan Djuric. Difesa attenta, molto, e lanci in verticale per le “sgasate” di Tutino e le “spizzicate” di Djuric. Un gioco tanto semplice quanto efficace se hai attaccanti che hanno il gol nel sangue.
Dall’altra parte invece una squadra che si sfianca in lungo ed in largo, lotta su palloni e palloni, tiene spesso il pallino in mano, ma alla fine non coglie quello che è l’essenza del gioco del calcio, ossia il gol. Un grande lavoro tattico di Roberto Occhiuzzi, dei suoi giocatori e dello staff che ha anche dotato i calciatori di una ottima preparazione atletica, ma alla fine il piatto piange e questo è il peggior rammarico.
Il Cosenza non è stato mai messo sotto da nessuna squadra, le più forti affrontate sino ad oggi, anzi in alcuni casi l’ha fatta da padrone: a Frosinone c’è stata una sola squadra in campo, con un pressing asfissiante che ha imbambolato gli avversari, idem a Parma, contro una squadra di serie A messa in difficoltà spesso e volentieri, anche ieri sera la Salernitana, sebbene brilli poco di suo, si è resa pericolosa solo in tre occasioni. Ha però ingarbugliato bene la matassa di Occhiuzzi: visto che non schierava punte vertice, ma solo ali e trequartisti che non davano punti di riferimento, ha chiuso molto bene la zona centrale del campo lasciando la possibilità agli esterni rossoblù di crossare a iosa, ben sapendo che nessuno avrebbe potuto infastidire di testa o in acrobazia i centrali granata.
E i lupi? Sono cascati nella trappola, hanno continuato a fare la cosa più facile che veniva loro concessa: i cross, che non sono certo il pane quotidiano di Baez o di Carretta e tantomeno di Bahlouli. In questi casi si dovrebbe mettere in mezzo dal fondo (vedi secondo gol di Carretta) e non dalla tre quarti, se si vogliono mettere in difficoltà i lungagnoni avversari che non si troverebbero fronte alla palla, ma di spalle, ma questo non è mai avvenuto. Al limite si sarebbe dovuto tentare di giocare palla a terra con scambi corti e in velocità tra le linee, ma li non c’era uno spiraglio di luce e tantomeno ci sono giocatori che possono scambiarsi palla in questo modo, essendo Carretta e Baez forti a dettare la profondità e non a giocare negli spazi strettissimi. Quando poi si è pensato di inserire Petre era ormai troppo tardi, tenuto conto anche dell’espulsione dopo pochi minuti di Ba, diretta conseguenza del paperacchio sulle sostituzioni.
Insomma l’impressione è che si volesse abbattere forte apache con le fionde.
Rimane da capire perché non viene schierata almeno una punta vertice quando ne ricorrano le condizioni e visto che, mai come quest’anno il Cosenza ne è fornito a iosa. Le condizioni ieri c’erano tutte perché la Salernitana non si è mai sbilanciata e non ha mai concesso ripartenze veloci, cosa che invece è più facile trovare quando si gioca fuori casa. Diverso il discorso se i tre centravanti non forniscono garanzie tecniche o tattiche ad Occhiuzzi, il che sarebbe un problema grosso visto che per il mercato manca ancora un mese, fatto di almeno altre otto partite. Insomma il rammarico è tanto, specie per i ragazzi che “sputano sangue” sul campo e non riescono a cogliere i frutti del loro lavoro e ciò a lungo andare potrebbe essere pericoloso. Questi i fatti, ad Occhiuzzi il compito di trovare i rimedi.