Altri equivoci tattici bloccano i lupi a Vicenza, al quarto pari in sei partite.
Cari Guarascio, Goretti e Occhiuzzi, così non va, bisogna cambiare marcia e visto che non si può tornare indietro, bisogna farlo al più presto possibile e cioè già da martedì prossimo. Un eventuale altro pari o addirittura sconfitta con il Perugia non sarebbero più tollerabili oltre che compromettere ulteriormente il campionato.
I 150 di Vicenza, foto di Andrea Florio
Il passo è troppo lento rispetto ad un tempo non infinito, tenuto conto che, come sottolineo da tempo, urge fare, ad oggi, circa 26 punti in 16 partite e con la media di 0,66 punti a partita di Occhiuzzi se ne fanno scarsi 11.
Dalle parti di viale Magna Grecia invece pare si vivano sogni beati, i risultati siano ineccepibili e l’entusiasmo dilagante!
Né più e né meno quello che successe nella scorsa stagione, con un inizio caratterizzato da 5 pareggi consecutivi che poi sono diventati il marchio di fabbrica di quella stagione, conclusasi con ben 17 pari, appena 6 vittorie, la prima arrivata in casa solo alla sesta di ritorno, e 15 sconfitte.
Ed oggi, a detta soprattutto di un compiaciuto Goretti, la rosa è enormemente superiore a quella che poi ha portato alla retrocessione sul campo. Cosa che io, come credo nessun altro, vuole si ripeta quest’anno. Perciò vanno bene le giustificazioni: Occhiuzzi è arrivato da poco, la pandemia ha bloccato gli allenamenti, i risultati si ottengono gradatamente, impensabile vincere a Cittadella e con il Brescia e su un campo infuocato come Vicenza e al netto di alcuni miglioramenti come la solidità difensiva, il pressing alto e il tentativo di fare densità in area avversaria nel primo tempo, ma una cosa è certa se le partite non le giochi per vincere (vedi continue perdite di tempo di Matosevic) non ci riuscirai mai.
Ricordo anche che Occhiuzzi è stato promosso dalla primavera ad allenatore della prima squadra perché doveva portare nel Cosenza catenacciaro di Braglia, a detta di Guarascio, un gioco più propositivo e offensivo. Cosa che si verificò con il 3-4-3 del miracolo salvezza di due anni fa. Nelle 10 partite rimaste, il Cosenza dei Riviere, Asencio e Casasola, collezionò 7 vittorie, 1 pari e 2 sconfitte, perché la squadra andava in campo per vincere e non per succhiare un pareggio. Oggi non mancano 10 partite, ma 16, ma bisogna vincere sempre 7 partite per salvarsi, pareggiarne 4 e perderne non più di 5 e se si va sempre in campo con il pensiero che è meglio pareggiare per non perdere la panchina non si fa molta strada.
Premesso questo andiamo alla partita di ieri. Cominciamo col dire che si affrontava si una squadra incarognita dalla necessità di punti, sul proprio terreno, ma anche l’ultima della classe benché, oggettivamente rinforzata nel mercato di gennaio. Fatto sta che parecchi dei nuovi mancavano (vedi Lukaku) o in precarie condizioni (Teodorcwyk, entrato solo a fine gara) e che gli altri, De Maio e Da Cruz su tutti, sono anche loro arrivati da poco e non ancora inseriti alla perfezione negli schemi di Brocchi. Affrontavamo anche la squadra con la peggior difesa del campionato (40 cucuzze subite) vero e proprio punto debole della stagione, a sentire i rassegnati colleghi veneti.
Ma il Cosenza in questo momento è troppo impegnato prima a non prenderle per sfruttare le debolezze altrui. Meglio assicurarsi un punticino e tirare a campare, stesso discorso fatto a Cittadella, quando con la squadra di casa rimasta senza attaccanti e con un uomo in meno si è continuato a giocare con 5 difensori e addirittura si è sostituito un attaccante in luogo di un centrocampista e con il Brescia si è cercato di vincere la partita solo quando si era in superiorità numerica.
Perciò giù difesa granitica. Con il ritorno di Vaisanen e l’arrivo di Hristov la difesa è tornata quella dei bei tempi di Zaffaroni. I due quinti abbullonati sulla linea dei centrali, tranne Di Pardo per qualche minuto del primo tempo, centrocampo posizionato davanti alla difesa e due punte lasciate al loro destino (possesso palla Vicenza 64% – Cosenza 36%). Solo nel primo tempo abbiamo visto qualche discesa proposta da Di Pardo e qualche inserimento di Boultam in giornata molto negativa, inconcludente in avanti e insipido in fase difensiva. Di fianco a lui Palmiero è ritornato sugli standard di questo campionato, ossia di sufficienza risicata. Insomma il centrocampo, tranne un sontuoso Kongolo, faceva acqua da tutte le parti, tant’è che nel secondo tempo i due sono stati sostituiti. Per certi versi abbiamo rivisto la partita di Alessandria, con alcuni giocatori boriosi e troppo intenti a leziosimi e demì-volèe per un campionato da salvezza, niente di paragonabile insomma alle botte che abbiamo visto nel derby tra Reggina e Crotone.
Ma la cosa che ha bloccato la squadra è stato un altro equivoco tattico di cui nessuno ha parlato: Laura fatto giocare nel primo tempo da punta vertice, con Caso che gli girava intorno. Avevo già scritto che sin dalla prima partita è apparso evidente che Laura è una seconda punta con una forza fisica e velocità devastante, ma tecnicamente acerbo, che esprime il meglio di sé sulla fascia quando riesce a superare con una facilità disarmante anche più di un avversario e va a proporsi al cross per una punta centrale. Capiterà anche che riuscirà a fare un gol, ma non bisogna aspettarsene molti. Se invece lo si fa giocare da punta vertice, spalle alla porta lo si rende innocuo più del fatto che il primo pallone giocabile gli è arrivato al 40°!! Allora se si va a Vicenza con giocatori fuori ruolo e manco servite riesce difficile vincere, seppur si badi prima a difendersi. Nel secondo tempo paga la situazione Caso, sostituito, mentre Laura (alleluia) viene riportato nella sua posizione naturale, quella di seconda punta in appoggio alla prima, ossia Larrivey.
Risolto l’ennesimo equivoco tattico dopo quello Palmiero/Carraro, sui quali spero di non dover tornare più, e cambiato, come accennato, il centrocampo, prima con l’inserimento di Voca per Boultam e poi di Florenzi per Palmiero, la squadra però ha arretrato ulteriormente il baricentro a difesa del punticino e solo nei minuti finali è riuscita a sfruttare gli enormi spazi lasciati da un Vicenza completamente proiettato in avanti alla ricerca della disperata vittoria. Per due o tre volte Laura sfugge a Bikel e compagni, creando quella superiorità numerica che però i compagni non riescono a mettere a frutto, compresa anche l’azione che aveva portato alla concessione del calcio di rigore poi annullato per fuori gioco di Situm.
Insomma, paro paro come nella stagione scorsa, quando si riusciva a creare qualche sporadica occasione e poi non si era in grado di capitalizzarla. Quante volte abbiamo scritto questa parola, quando i vari Ba, Carretta, Baez, Gliozzi dilapidavano azioni che via via sono diventate sempre più merce rara.
Allora se la storia ha un suo valore cerchiamo di correggere tutte queste discrasie prima che sia troppo tardi.
Screen shot da Sky