Disorientata dal cambio tattico, la squadra di Occhiuzzi nella ripresa ritrova gli equilibri che ora dovrà consolidare anche attraverso il mercato di gennaio. Si attendono con ansia notizie da Goretti e Guarascio sui programmi.
C’era tanta attesa negli ambienti rossoblù per la partita di Pordenone che, in un modo o nell’altro, rappresenta un cambiamento totale di paradigma calcistico. Il passaggio da una interpretazione fin troppo remissiva del 3-5-2 di mister Zaffaroni alla riproposizione di un 3-4-3 ultra offensivo di Roberto Occhiuzzi ed il tutto in soli due allenamenti. Si è quindi passati, in poche ore, dalla rigidità del modulo di Zaf che, in 4 mesi, non ha cambiato mai una virgola a tutt’altra concezione filosofica del modo di interpretare una partita. Sicuramente due estremi che non hanno giovato ai calciatori del Cosenza, almeno nella prima parte della gara.
Pronti via, si parte con due squadre quasi a specchio: un difensore in più per il Pordenone di Tedino (4-3-3) ed un “centrocampista” in più per il (3-4-3) di Occhiuzzi. In realtà i lupi si presentano al Teghil con 3 attaccanti veri e due ali che partono dal centrocampo e poco propensi a fare da terzini, come invece facevano nel 3-5-2 di Zaf. Un modo di interpretare il calcio in modo diametralmente opposto, ma non per questo sinonimo di successi. Il calcio ha bisogno di equilibrio, sia in campo che nei commenti sui social, questi ultimi troppo spesso legati ai pregiudizi. Cercherò quindi, come sempre, di calibrare il tutto, con l’obiettivo principe di sviluppare una critica il più costruttiva possibile.
Mister Occhiuzzi ed il DS Goretti
Tanto per essere chiari, nel primo tempo il Cosenza non è riuscito mai ad innescare i propri attaccanti, né con le verticalizzazioni e tantomeno con i cross (se Anderson mette in mezzo solo due cross sul finale del primo tempo e non riesce quasi mai a superare il suo diretto avversario c’è qualcosa che non va). I tre attaccanti, di buon valore tecnico, non hanno inciso minimamente sulla gara. Caso, spostato da dietro la punta a vera e propria ala destra, è stato facilmente controllato da Falasco perché ha dimostrato di avere bisogno di ampi spazi di manovra per liberare la sua fantasia e relegarlo in 20 metri di campo non è stato produttivo. La catena di destra (Tiritiello, Anderson, Caso) è stata praticamente nulla; qualcosa in più, sempre nel primo tempo, ha fatto la catena di sinistra (Venturi, Situm, Millico), ma troppo poco per sopportare 5 attaccanti. In sostanza se hai tutto questo potenziale offensivo e non lo metti a frutto è capace che soccombi. Quello che è avvenuto nell’occasione del vantaggio dei padroni di casa: l’evanescente Anderson perde palla in uno dei suo macchinosi dribbling quando la squadra (7 uomini) era proiettata completamente in avanti con la difesa sbilanciata ed un Situm costretto a recuperare affannosamente, entrando da tergo, poco lucidamente, su Pellegrini. Il resto lo ha fatto un Pordenone, ultimo in classifica con la metà dei punti del Cosenza e con una formazione rimaneggiata (Ciciretti, Kupisz, Petriccione, Tsadjout lasciati in panchina e Folorunsho ed altri non convocati molto probabilmente per Covid). I ramarri hanno fatto quello che hanno potuto, succubi di un potenziale tecnico inferiore, compensato però da quella grinta e cattiveria agonistica che i lupi hanno lasciato a casa.
Nel secondo tempo la musica è cambiata per tanti motivi: i padroni di casa hanno arretrato il baricentro a difesa del vantaggio e rinunciato completamente ad offendere dopo l’espulsione, al 68°, di Barison. Passando ad un 4-4-1. Occhiuzzi ha cercato di trovare il bandolo della matassa, intuendo che non si poteva continuare allo stesso modo del primo tempo: prima mossa, auspicata da tutti, il cambio di Anderson a favore di Corsi, lasciato sempre molto alto, ma sicuramente con propensione più difensive che offensive. Altri non potevano entrare in quel ruolo poiché nonostante il Cosenza abbia ingaggiato sei esterni ci ritroviamo con Bittante infortunato mentre Panico e Sy sono di piede sinistro. Si poteva optare per Gerbo, ma evidentemente Occhiuzzi ha altri programmi per l’ex Foggia (da qualche ora si è venuto a sapere che il calciatore ha avuto un infortunio prima della partita).
All’ora di gioco altro cambio tattico: Occhiuzzi sostituisce Gori e Caso, ambedue abbastanza perplessi per il cambio, con Pandolfi e Boultam, passando ad un ancor più equilibrato 3-4-1-2, con Boultam trequartista di raccordo e Millico e Pandolfi di punta. La squadra viene a giovarsi di un centrocampista in più che aiuta in fase difensiva, ma capace anche di dettare l’ultimo passaggio ed andare al tiro. I miglioramenti si vedono ad occhio nudo, il Pordenone va in difficoltà tanto che Barison, pressato da Pandolfi, è costretto a compiere un fallo sullo stesso che porterà l’arbitro ad estrarre il secondo cartellino giallo e la conseguente espulsione. Ma Occhiuzzi cambia ancora, tendando il tutto per tutto con l’ingresso in campo di Florenzi al posto di Venturi. Il ragionamento non fa una piega perché il Pordenone era rimasto con un solo attaccante che poteva benissimo essere controllato da due soli difensori. Si passa al 4-2-3-1, con Rigione e Tiritiello che vengono posti al centro di una difesa a 4, con terzini Corsi e Situm; Palmiero e Carraro davanti alla difesa, Florenzi, Boultam e Millico sulla terza linea e Pandolfi di Punta. Buona mossa anche questa, soprattutto perché Florenzi viene posto in una zona del campo dove con la sua velocità può essere devastante. Ben diverso da come lo aveva sistemato Zaffaroni: se un brevilineo come Florenzi lo fai giocare su tutta la fascia, non avendo la struttura per contrastare l’esterno avversario, lo metti in grave difficoltà. In venti metri di campo può essere invece molto pericoloso e anche capace di infastidire gli avversari col pressing. Con un Pordenone ormai tutto a difesa dello striminzito vantaggio, il Cosenza si può riversare con molti uomini in area avversaria, come fatto nell’azione dello splendido gol di Situm, quando in area c’erano ben 8 maglie bianche.
screenshot tratti da Sky in occasione del Gol di Situm ripreso anche nell’immagine di sotto
Pareggio meritato dunque, per la gioia dei duecento valorosi giunti fin su a Lignano. Poi il tempo di sostituire uno stremato Situm con Sy che la partita finisce. L’ultimo cambio indica anche che Occhiuzzi vuole tenere tutti sulla corda e lanciare un messaggio che tutti possono essere a disposizione.
Forse si poteva ottenere qualcosa in più, ma non c’è stato tempo, né tantomeno mi sento di colpevolizzare l’arbitro Piccinini per non aver concesso il rigore su Florenzi. Certo Occhiuzzi ha tanto da lavorare: innanzitutto sullo spirito dei ragazzi che, a parte i 5 cartellini gialli (mai presi tanti in una sola gara con Zaffaroni) che non indicano però fervore agonistico, semmai precaria disposizione in campo, devono essere o almeno apparire più combattivi in campo, alla stregua di Corsi e Tiritiello che essendo meno tecnici degli altri compensano con l’ardore agonistico. Poi sulla tattica: ho già scritto che due giorni sono pochi per cambiare completamente atteggiamento e se il tempo è poco per i calciatori lo è anche per l’allenatore. C’è da capire qual è il modulo più adatto ai calciatori in rosa, perché mettere tanti attaccanti in campo non significa creare automaticamente tante azioni da gol e non possiamo ricominciare anche quest’anno con la sagra dei pareggi che non portano da nessuna parte, soprattutto perché gli attaccanti a disposizione ci sono. Con il 3-4-3 del primo tempo la squadra sembra squilibrata, con un centrocampo che fa fatica a sostenere tre attaccanti e due ali e di conseguenza che non riesce nemmeno a fare filtro sulla difesa. Non avendo in organico molti terzini puri, se non Corsi, difficile pensare ad un 4-2-3-1, se non in casi particolari per sfruttare due ali alte, compreso Florenzi, ed un trequartista di raccordo. Forse il 3-4-1-2 può dare più garanzie, con Situm a sinistra ed un esterno a destra che aiuti i due centrali nella fase di interdizione, altrimenti bisognerebbe aggiungere un cagnaccio in mezzo. Il trequartista, come fatto da Boultam, potrebbe agire da raccordo tra mediana e attacco, effettuare il pressing sul portatore di palla avversario e contemporaneamente giocare in verticale con le punte e proporsi al tiro al posto della mezz’ala che in questo modulo non è concepita.
Importante è sfruttare i calciatori in un ruolo che meglio esprima le loro caratteristiche: Caso impiegato da ala destra perde in fantasia, molto meglio dietro la punta centrale in un ipotetico 3-4-2-1, in modo che possa incrociarsi con Millico e così via. Insomma soluzioni ce ne sono a decine, comprese quelle di un mercato che deve andare a tamponare le deficienze emerse in questa prima fase del campionato. Visto il problema di Vigorito, che sarà operato al ginocchio, mai guarito, in settimana, urge ancor di più l’ingaggio di un portiere che si affianchi ad un valido Matosevic; verificata o meno la presenza di Vaisanen, servono comunque 1 o 2 difensori tra centrali e terzini in grado di poter dare alternative tattiche ad Occhiuzzi. Inutile pensare a mezze ali per il modulo di Roberto, opterei per un centrocampista di forza e qualità che possa dare una mano a Palmiero e Carraro ed infine un attaccante che prenda il posto di quelli meno utilizzati. Tutti, possibilmente di proprietà, se si vuole cominciare a costruire un futuro per questo nuovo corso che, ribadiamolo ancora una volta, presenta un allenatore con un contratto di altri due anni ed un DS sportivo in scadenza. Così non va. Dicembre è arrivato e nessuno, né Goretti e né Guarascio dice quali sono i programmi di questa area tecnica e non credo sia giusto dover aspettare i movimenti di mercato per capire l’aria che tira.