Dopo una primissima parte di stagione convincente e colma di buoni presagi, intorno al Cosenza di Fabio Caserta sembra pian piano essersi esaurito l’entusiasmo. La squadra vista nelle prime nove partite (fino a Cosenza-Lecco del 7 ottobre, per intenderci) sembrava poter recitare un ruolo di outsider in un campionato sempre equilibrato, in cui ci si può ritrovare in alto in classifica con la stessa facilità con cui poi è facile precipitare. Con 14 punti, il Cosenza era infatti a ridosso della zona play-off e dava l’impressione di poter dare fastidio a tutti: il pareggio a Venezia e la vittoria nel finale a Palermo i sussulti più significativi di quel primo scorcio di campionato.
Poi cosa è successo?
Dopo la sosta di ottobre qualcosa si è rotto. In primo luogo, le altre squadre hanno imparato a conoscere meglio l’inedita impostazione tattica dei rossoblù, volta (a differenza degli anni passati) a tenere molto più il pallino del gioco e a far scoprire le difese avversarie muovendo palla e uomini. Nulla di sbagliato, ma bisogna saperlo fare.
La diretta conseguenza di questo aspetto è la sterilità che oggi contraddistingue la manovra rossoblù, diventata sempre più prevedibile e tragicamente innocua. Sono soltanto cinque le reti segnate dai Lupi nelle ultime dieci partite (con una sola vittoria, quella al “Marulla” contro la Reggiana per 2-0), di cui due scaturite da calcio di rigore. Numeri da retrocessione, che – non a caso – hanno risucchiato gli uomini di Caserta verso gli inferi della classifica, che oggi recita 14esimo posto ad una sola lunghezza dalla zona play-out.
In tal senso, il cambio modulo dal 4-2-3-1 al 3-5-2 operato dal tecnico calabrese dopo Cittadella-Cosenza è servito solo parzialmente a limitare i danni: due 0-0 di fila contro il Parma (in 10 uomini dal 7′!) e contro un Bari convalescente e in grande difficoltà sia tecnico-tattica che psicologica. Due risultati in fin dei conti positivi, che potevano ridare fiducia ad un ambiente poco sereno. Contro il Como, però, il Cosenza è caduto di nuovo: in vantaggio grazie a Tutino (uno dei pochi a provarci fino all’ultimo minuto di ogni singola partita), i Lupi si sono fatti rimontare tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo. Il match termina 2-1 con i comaschi più volte vicini al terzo goal e i Lupi, invece, sempre più in balia degli eventi e incapaci di reagire.
Buon primo tempo, pessimo secondo tempo
Questo è il mantra che ha spesso accompagnato le partite del Cosenza. I rossublù hanno giocato, in più occasioni, dei primi tempi di buon livello, riuscendo anche a sbloccare la partita (proprio come contro il Como). È capitato, però, altrettanto spesso – con i primi campanelli d’allarme già a fine agosto contro il Modena e a metà settembre contro il Sudtirol, sempre in casa – che gli uomini di Caserta rientrassero dagli spogliatoi con l’approccio sbagliato, senza mordente. Una scarsa tenuta mentale, molto preoccupante, e che – come era prevedibile che fosse – ha spinto sul banco degli imputati il tecnico di Melito Porto Salvo.
I tifosi sembrano non avere più fiducia nella gestione Caserta da settimane – in molti già dopo il derby perso a fine novembre, giocato con troppa poca cattiveria e scarso senso di appartenenza. La società, dopo Cittadella-Cosenza, aveva riposto ancora delle speranze nel tecnico ex Juve Stabia e Benevento. L’ultima sconfitta, l’ottava in 19 partite, sta però facendo scricchiolare come mai prima d’ora la sua posizione, che nelle prossime ore potrebbe vedere un avvicendamento.
Nelle ultime ore sta circolando con forza un nome non nuovo nella Terra dei Bruzi: Pierpaolo Bisoli. In attesa di capire cosa deciderà la dirigenza cosentina, ciò che è certo è che – al rientro dalla pausa invernale, il 14 gennaio – bisognerà cambiare marcia per non trascorrere un’altra stagione nella mediocrità e con l’incubo della retrocessione.