La notizia dell’offerta presentata dai rappresentanti del Fondo PIF impone, al di là di come finirà, un interrogativo: val la pena continuare l’avventura tra debiti, pignoramenti, penalizzazioni, farse, contestazioni e ultimo posto in classifica, altresì favorire un nuovo percorso sostenuto anche dalle Istituzioni?
A prescindere da come si evolverà la trattativa con gli arabi del Fondo PIF, credo sia arrivato il tempo di porsi delle domande, sia come giornalisti, come tifosi, ma anche come rappresentanti istituzionali della città di Cosenza.
Il Cosenza del presidente Guarascio è in difficoltà economica, nella nota integrativa dell’ultimo bilancio (2023) si legge di perdite di esercizio tali da creare incertezze sulla continuità aziendale della società e tali da comportare continue iniezioni di liquidità anche in futuro, anche al fine di coprire le perdite del triennio 2020-22, rateizzate con il Decreto Mille proroghe. I minori proventi da diritti televisivi di questa stagione non hanno per altro agevolato la situazione e portato la proprietà a costruire una rosa di livello base, nonostante la penalizzazione, che ha portato alla luce alcuni pignoramenti, suggerisse di apportare più qualità ed esperienza.
Tutta questa situazione negativa non ha influito sui risultati del campo fin quando la squadra ha corso molto di più degli avversari, grazie anche ad un’impostazione tattica aggressiva voluta da mister Alvini. Come ampiamente preventivato, però i valori veri del campionato sono usciti alla distanza e ad oggi la squadra si ritrova all’ultimo posto con tre sconfitte consecutive ed un derby alle porte. Nemmeno più i quattro punti di penalizzazione fanno da scudo ai risultati conquistati, poiché anche sommandoli agli attuali ci si ritroverebbe comunque a due punti dalla zona retrocessione. Eppure gli avvertimenti, soprattutto da parte del tecnico, ma anche del sottoscritto, erano arrivati da tempo, sin dalla fine del mercato. “Una squadra che dovrà cercare di non entrare negli ultimi tre posti” le parole di Alvini, ma alcuni, a cominciare dal presidente, hanno sempre pensato che corsa e gioventù potessero compensare alcuni limiti tecnici e porsi comunque al cospetto di un campionato difficile come la serie B. Una squadra, un organico figli di una situazione economico-finanziaria, diciamo, non brillante, che ha cominciato ad incidere anche sui risultati. Dai e dai i calciatori stanno cominciando a risentire dei continui borbottii della tifoseria, di uno stadio pressoché vuoto, della penalizzazione, delle tensioni con gli steward, di quelle di calciatori con le valigie in mano (il caso Camporese è sintomatico delle difficoltà finanziarie della società che fa fatica a sopportare un contratto pesante, intorno ai 250 mila euro, non si giustificherebbe altrimenti la scelta di privarsi di uno dei difensori più tecnici ed esperti del reparto difensivo vista la carenza tecnica del reparto).
Così ieri è arrivata la terza sconfitta consecutiva, per altro contro una squadra modesta e dietro una partita tutt’altro che ai livelli precedenti. A Carrara si è presentata una squadra timida ed impacciata che, sullo stile della precedente crisi di risultati, come a Cittadella, ha cercato di portare a casa il punticino della speranza. Niente pressing, pochissime azioni, qualche tiro isolato, soprattutto l’intenzione di tenere a bada i padroni di casa senza strafalcioni difensivi, nonostante ad un certo punto si sia dovuto compensare anche l’assenza di Florenzi per espulsione. Il solito impegno, ma ormai questo impegno non basta più, i limiti emergono sempre con maggior vigore e la voglia di mollare è latente. Il prossimo derby sarà una sentenza e mi fermo qui, già sto male al pensiero.
Ma, ritorniamo al punto principale, la partita di ieri lascia il tempo che trova in tale contesto. Se il Cosenza calcio è costretto a privarsi di giocatori importanti come Camporese, come si può immaginare di sostenere un mercato di riparazione sostanzioso che risolva le carenze tecniche emerse durante la fase ascendente del torneo e nella partita di Carrara? Parliamoci chiaro, non dovessero arrivare almeno quattro elementi di categoria, uno in più rispetto ai previsti per sostituire Camporese, recuperare in classifica sarà impossibile e si vedrebbero ben presto spalancare le porte della retrocessione (girare a 16/17 punti significa dover totalizzare nel girone di ritorno almeno 28 punti!?!).
Allora, se le prospettive sono queste, vogliamo continuare a sperare nella fortuna o sul sostegno incondizionato di qualche super tifoso che non riesce, per eccessiva fede ed un pò di protagonismo, a vedere oltre il proprio naso? Possiamo continuare a immaginare il futuro del glorioso Cosenza calcio vivendo alla giornata, mettendo una pezza qua e là, lesinando transazioni finanziarie e risparmiando continuamente sui contratti dei calciatori, riducendo progressivamente la qualità tecnica degli stessi, azzerando la squadra femminile, continuando a non avere una struttura di proprietà dove fare allenare i calciatori ed un settore giovanile tenuto alla meno peggio? Per quanto ancora sarà possibile, chiedo al presidente Guarascio e alla dott.ssa Scalise, sostenere questo andazzo? Dobbiamo veramente aspettare l’encefalogramma piatto prima di staccare la spina?
Non sarebbe invece il caso di cominciare a sostenere un’alternativa programmatica, non parlo di persone, non mi interessa l’una proprietà piuttosto che un’altra, ma una strategia operativa diversa che ponga il Cosenza calcio al centro di un percorso di sviluppo integrato della città, della stessa sua provincia e della Regione? Ad oggi non conosciamo a fondo le intenzioni degli esponenti di questo Fondo arabo, sono giustificati anche gli scetticismi di quanti non si fidano e, visto il recente passato, non credono ancora che l’offerta e la trattativa possano concludersi, ma sarebbe comunque il caso, nella peggiore delle ipotesi, di cominciare ad intravedere qualcosa di diverso, visto che l’attuale proprietà sembra avere finito le proprie energie e non essere in grado di immaginare una visione del calcio nella città di Cosenza.
Cerchiamo quindi di capire da chi proviene questa proposta che è arrivata comunque sul tavolo del presidente Guarascio, ne siamo certi. A presentarla sono dei professionisti locali che, con le dovute cautele contrattuali del caso, stanno proponendo una offerta della PIF, acronimo di Public Investment Fund, ovvero il Fondo sovrano del principe saudita Bin Salman. Un Fondo di esagerata portata economica, si scrive di un fatturato di 370 mld di euro ed un patrimonio di 430 mld di dollari. Mohammad Bin Salman Al Sa’ud, 36 anni, è un membro della famiglia reale Al Sa’ud,figlio dell’attuale re saudita Salman e principe ereditario, nonché vice-primo ministro e ministro della difesa dell’Arabia Saudita, attuale proprietario anche del Newcastle, squadra militante nella Premier League inglese.
FOTO PESCATORE
Sta cippa! Verrebbe da esclamare, se le cose stanno veramente così il Cosenza calcio avrebbe fatto bingo e risolto i propri problemi atavici. Si sarebbe finalmente trovato il famoso sceicco arabo tanto reclamato dall’amico e tifoso Antonio Bruno da Senigallia.
Allora qualcuno si potrebbe chiedere, ma un fondo arabo di tale portata che cosa ci viene a fare a Cosenza, con tutte le squadre che ci sono in Italia, proprio nel profondo Sud dovrebbe arrivare. Ovviamente bisognerebbe chiederlo a costoro. Certo l’interesse non può essere solo orientato sul Cosenza calcio, ma il business avere un orizzonte più largo. Alcuni colleghi scrivono di progetti già presentati di acquisizione dello stadio, con costruzione di uno nuovo e di una cittadella dello sport. Altre fonti parlano già di un DS e allenatore nuovi in pectore! Ma difficile pensare che gli interessi possano essere solo questi. Probabilmente qualcuno ha consigliato lo sceicco o chi per lui di cominciare ad entrare nel calcio italiano tramite una società in difficoltà, ma con un enorme patrimonio di tifosi, un territorio che presenta una Università con diversi incubatori scientifici, una città che potrebbe porre il nuovo stadio al centro di una politica di rivalutazione sociale del quartiere di S. Vito ed una Regione pronta a sostenere investitori stranieri come ipotizzato per l’HUB europeo sul Mediterraneo! Non ci resta che attendere gli sviluppi.