Ridurre la sconfitta sempre agli episodi non aiuta il tecnico a trovare i rimedi.
11 sconfitte di cui ben 6 al Marulla e 5 in esterno (peggio hanno fatto solo le ultime, la Samp e il Cittadella, prossimo avversario dei lupi), 19 reti subite in casa e 13 fuori casa, ci parlano di una difficoltà oggettiva del Cosenza a creare gioco, un limite oggettivo nell’aggirare quelle squadre che vengono al Marulla per giocare sotto la linea della palla. Una questione tecnico-tattica dunque, appesantita dal fatto che gli allenatori avversari conoscono molto bene moduli e schemi adottati dall’allenatore calabrese che, come scritto più volte, difficilmente cambia tattica a priori e quasi mai durante la partita anche quando si verificano situazioni contingenti rilevanti. Un vantaggio enorme per gli avversari che non aspettano certo le dichiarazioni pre partita (inutile a mio avviso non fare la conferenza stampa pre partita, come all’andata, che più che altro ha lanciato un messaggio di tensione che si poteva evitare) di Caserta per orientare le proprie scelte.
A tal proposito ho chiesto a Vivarini se sapesse già cosa aspettarsi da Caserta anche in funzione della partita dell’andata, la sua risposta è stata eloquente: “noi l’avevamo preparata per due atteggiamenti e loro le hanno sviluppate entrambe le situazioni…è una squadra che si apre tanto in fase di impostazione e questo all’andata ci ha ripagato, oggi abbiamo cercato di andare a lavorare sulla loro linea difensiva con un giocatore più offensivo (D’Andrea) e abbiamo messo quattro attaccanti per cercare di non farci pressare e anche questa volta ci ha pagato..!!”.
Caserta, alla mia domanda sulla ricerca di nuove soluzioni tattiche, si è soffermato sugli episodi: “noi durante la partita cerchiamo la soluzione tattica, ma parlo di episodi che condizionano la partita perché è la verità, il palo ti condiziona, l’espulsione ti condiziona” (anche se quando a rimanere in 10 è stato il Pisa il mister ha parlato di vantaggio nel giocare in inferiorità numerica) …poi aggiunge “a livello tattico anche noi, in fase di non possesso, abbiamo cambiato qualcosa rispetto alla partita di Parma… poi ci sono anche gli avversari che ti condizionano il modo di giocare..”. e via dicendo su come ha giocato il Catanzaro.
Ora è indubbio che gli episodi condizionano la partita: perdere Tutino dopo 10 minuti, il palo di Antonucci, una conduzione di gara dell’arbitro Fabbri a dir poco scabrosa, non agevolano, ma è altrettanto vero che è l’atteggiamento tattico che crea gli episodi. Una squadra che si chiude per 90 minuti in difesa è più facile che crei le condizioni per l’episodio di un rigore o di un calcio di punizione dal limite; una squadra che, viceversa, è troppo sbilanciata in avanti crea le condizioni per un contropiede pericoloso; un centrocampo in inferiorità numerica crea le condizioni affinché l’avversario possa avere più possesso palla e di conseguenza produrre più azioni in cui si può verificare un errore di un difensore sotto pressione e via dicendo.
Poco o nulla nasce dal caso. Ad esempio la rete di Iemmello può sembrare fortuita, invece è il frutto di uno schema di gioco che porta nel 90% dei casi gli attaccanti giallorossi soli davanti al portiere o comunque in condizione di andare al tiro liberi da marcature; il gol di Biasci nasce da un’azione in cui il Cosenza si trova in inferiorità numerica (2 contro 3) perché sbilanciato alla ricerca del pari. Il Cosenza invece, pur avendo un reparto offensivo di assoluto rilievo, fa enorme difficoltà ad andar in rete, specie in casa e davanti a squadre coperte, perché il giro palla è molto lento, la manovra leziosa e molte volte si finisce per attaccare con la difesa avversaria schierata: quindi con Forte marcato dai due centrali, le ali coperte dai terzini avversari e così via. Tutto diventa più complicato e se Antonucci non si inventa l’uno due con Mazzocchi di tiri “facili” con gli attaccanti liberi da marcature se ne vedono pochini.
A Parma è risultato tutto più semplice perché con le squadre schierate a specchio il Cosenza è stato favorito nell’1:1 e nel gioco di contropiede e così anche nelle altre vittorie esterne o nella gara interna con un Venezia spocchioso. Fate mente locale a vittorie e sconfitte.
Niente di anormale in un percorso di crescita di una squadra nuova, con un allenatore nuovo. Il problema è che Caserta, riconducendo sempre le sconfitte ai vari episodi, non da la sensazione di aver individuato, o almeno non la palesa, la soluzione al problema e di conseguenza non trova un efficace rimedio. È così che dopo un girone di ritorno ci ritroviamo con un Catanzaro che batte il Cosenza in un modo molto simile alla partita di andata: azioni veloci, con movimenti sincronici dei giallorossi che con tre passaggi arrivano davanti alla porta e raddoppio in contropiede con un Cosenza sbilanciato. In rete gli stessi terminali offensivi, Iemmello e Biasci.
Un caso, non credo perché il Cosenza ha bilanciato il possesso palla, ma sterile, molto sterile, proprio perché non è riuscita a creare una manovra fluida e veloce. Queste difficoltà generano sconfitte e a lungo andare creano assuefazione, nel senso che più perdi e meno dai peso alla sconfitta, diventa un abitudine, si genera rassegnazione e cominci a darti delle giustificazioni scaricando le colpe sui calciatori, sulla dea bendata, sulla presenza di molto pubblico o di poco pubblico, sugli episodi! Insomma chiacchiere su chiacchiere che servono solo a confondere le idee e dopo due partite con il pienone, con 35 mila spettatori ci si ritrova con zero punti in classifica. Uno spreco..!!