Squadra arrendevole e mai in partita. Perso per perso col Benevento bisogna tentare il tutto per tutto.
Non è rinunciando a giocare che si può sperare di portare la salvezza a casa. Bisoli, nella conferenza post-partita, ha candidamente ammesso di aver giocato per il punto con quella che ha definito la prima della classe. “Ci vuole umiltà nel calcio..” ha esordito e su questo siamo sicuramente d’accordo, ma nemmeno rinunciare completamente ad attaccare, rintanandosi per novanta minuti nella trincea della nostra metà campo, lasciando il povero Caso da solo ad affrontare l’intera difesa brianzola. Immaginare, per altro con una difesa rabberciata, di rintuzzare per novanta minuti e più gli attacchi degli avversari è roba del secolo scorso, a maggior ragione se, puntualmente, arriva l’errore individuale che provoca il rigore (7 nelle 10 partite condotte da Bisoli) o comunque su calcio piazzato. Aggiungiamoci poi gli errori tattici (vedi partite di Como, Crotone e Parma) o quelli atletici (vedi partita di Terni), le porcate degli arbitri (vedi partite col Lecce, Reggina e Spal). Aggiungiamoci gli approcci “distratti” alla partita (10 gol subiti nel primo quarto d’ora e 13 nel primo quarto d’ora del secondo tempo) e finisci per ritrovarti con appena 6 punti in 10 partite!
Lo striscione degli ultrà Curva Nord Catena dedicato alla manifestazione di solidarietà contro il razzismo ideata dal Respect Cosenza Club e dalla Associazione Daawa.
Va bene avere un atteggiamento guardingo, non esporsi ai contropiede avversari, rendere difficile la vita agli attaccanti avversari e giocare solo sulle ripartenze, ma agli avversari in qualche modo bisogna fare paura, altrimenti si riversano in avanti anche con i centrali di difesa e di riffa o di raffa il gol lo subisci.
E che questa filosofia di “non gioco” sia sbagliata è confermata dalla partita giocata contro il Lecce. Un’altra prima della classe! Se nella gara con i giallorossi la squadra si fosse preclusa di attaccare con i signori Millico e Larrivey non avremmo “rischiato” di vincerla. È lo stesso discorso che si faceva con Zaffaroni che, tranne il magnifico mese di settembre, ha poi finito per speculare su ogni azione di gioco, lasciando completamente isolati e senza sostegno Caso e Gori, fino a farsi ripudiare dalla stessa squadra, dalla maggioranza dei tifosi e non solo! Per non parlare poi del periodo di Occhiuzzi, in cui si intravedevano in ogni partita, la gran parte delle quali alla portata, i fantasmi della sconfitta.
È vero anche che con Bisoli la squadra è riemersa dal torpore in cui era caduta e le partite con Frosinone, Reggina, Lecce e Spal gridano ancora vendetta. Però le prestazioni si possono apprezzare ad inizio campionato, nella fase cruciale servono i punti e questi sono pochi, troppo pochi.
Anche ieri zero, con una squadra incapace di impensierire minimamente gli avversari. Causa assenze, Bisoli schiera un’altra formazione inedita, ricca di esterni, tutti quelli a disposizione tranne Bittante, una difesa a quattro, due mediani e Florenzi in appoggio al solo Caso di punta. Un 4-4-1-1 agli effetti pratici perché i due esterni alti (Di Pardo e Liotti), come il resto della squadra, è stata sempre sotto la linea della palla, nel primo tempo. Doveva essere una formazione di corsa, pronta a ripartire una volta conquistata la palla, ma questo non è mai avvenuto perché nella prima parte della gara il possesso palla è stato solo del 23% e zero tiri.
Un’azione di Caso
Quelle poche volte che si è superata la metà campo sono stati effettuati dei cross, non si sa per chi visto che Caso non è certo una punta vertice. Lo stesso non veniva appoggiato né dagli esterni alti e né da Florenzi, per non parlare delle sovrapposizioni con gli esterni bassi, Situm e Sy, manco a pensarlo. Tutti bloccati per cercare di chiudere tutte le linee di passaggio. Poi, come al solito, la frittata del rigore nei primi 15 minuti e la partita finisce o quasi.
Il primo rigore realizzato da Valoti
Nonostante lo svantaggio la squadra rimane bassa e nemmeno l’inserimento di Laura, al posto di uno spento Palmiero, cambia la strategia della gara. Florenzi scende a fare il mediano (una pura follia) il centrocampo non vede palla, costretto a correre a vuoto e così anche Laura non vede un becco di un pallone. Nella ripresa il secondo fallo, anche questo netto, e il Monza si porta sullo 0 2, di fatto congelando la partita. Subito dopo viene inserito Pandolfi, ma non se ne accorge nessuno. Negli ultimi minuti entrano in campo Gerbo, Ndoy ed il giovane Zilli, ma solo per onor di firma. Tranne un paio di tiri dalla distanza, la squadra non riesce a creare un’azione degna di tale nome, insomma una pena! Ho visto tanti campionati deludenti del Cosenza, ma una squadra incapace di superare il centro campo faccio fatica a ricordarla.
Il colpo di Testa di Carraro finito di poco a lato
Il tutto dopo che la prestazione con la Spal ci aveva illuso ancora una volta. Niente! Dopo appena cinque giorni, una partita totalmente sotto tono, calciatori svuotati e alla mercé degli avversari. Ma se questa squadra non riesce minimamente ad opporsi alle squadre in vetta, pensare anche ad un play out diventa una chimera, visto che bisogna affrontare Benevento, Cremonese e Pisa. Rimarrebbero da vincere solo le partite con Pordenone e Cittadella, ma questo non è affatto scontato. Insomma la salvezza potrebbe essere ancora nelle mani di Bisoli e dei suoi ragazzi, ma se si rinuncia a giocare come con il Monza sarà difficile racimolare quegli 8 punti che garantiscono la disputa dei play out. Con il Benevento serve una prestazione eccezionale, tipo quella con il Lecce e anche una formazione messa in campo con più criterio e senza ulteriori esperimenti di sorta. Non si capisce perché dalla formazione iniziale col Monza è stato escluso Gerbo, unica mezz’ala in forma in questo momento, mentre risulta imprescindibile recuperare Kongolo e Ndoy. Le assenze di Camporese e Rigione anche con i sanniti, impongono la ricostituzione di un centrocampo folto che protegga la difesa, mentre il rientro di Larrivey potrebbe dare sfogo alla manovra offensiva con l’appoggio di Caso, con Laura pronto a subentrare al momento giusto. Insomma serve tanto coraggio e cattiveria, intensità per colmare il gap tecnico con il Benevento, non certo le barricate.
Foto di Ernesto Pescatore