Inizio questa nuova avventura editoriale con un ritrovato spirito operoso dopo mesi di inattività. La ragione? Una considerevole perdita di entusiasmo a causa di un’annata sportiva che, a definir “maledetta”, è veramente riduttivo.
Neanche la fortuita riammissione in serie B era riuscita ad attenuare l’amarezza e la delusione, riguardante la cocente retrocessione, purtroppo annunciata e meritata. Ero incapace di scrollarmi via il lutto che portavo nel cuore. E così mi son volontariamente rintanata in un silenzio doloroso, disinteressandomi di tutto ciò che sarebbe seguito nei giorni seguenti, inclusa l’appassionante sessione estiva di calciomercato.
Tuttavia, la fede e l’amore per i colori rossoblù mi lasciavano una fievole fiammella di speranza che tutto si sarebbe sistemato, che tutto sarebbe tornato meglio di prima, insomma che il famoso ritornello “andrà tutto bene”, tanto decantato durante le fasi più acute della pandemia, avrebbe inondato di nuova luce le sorti nefaste del mio Cosenza. Ma più le settimane trascorrevano e più emergeva la sensazione che ogni errore del passato non divenisse mai una lezione per il futuro, anzi si rafforzava, trasformandosi in uno stigma difficile da rimuovere. Si prospettava quindi la quarta stagione in serie B con molti cerotti, messi a caso per rattoppare un’ossatura fragile ed indebolita. Era come se ci preparassimo ad affrontare la guerra non con le armi, ma con le scope e le pale.
Poi, arrivò un raggio di sole a rischiarire le nubi. La prima conferenza stampa del nuovo direttore sportivo, Roberto Goretti rappresentò, per la sottoscritta, la tenue luce visibile in fondo al tunnel. Le sue parole divennero il Verbo: “consapevolezza di dove siamo e da dove partiamo: unione e armonia saranno fondamentali all’inizio per sopperire alle difficoltà”.
Il Cosenza nell’era Zeta
All’improvviso, in fondo alla muffa silente, qualcosa si smosse. Uno spiraglio di positività riemerse, regalandomi nuove e profetiche sensazioni. L’arrivo poi di mister Marco Zaffaroni rafforzò le mie aspettative verso questi due professionisti seri e competenti. La loro pacatezza, le loro dichiarazioni equilibrate e scevre da ripetitive “supercazzole” calcistiche, a cui eravamo abituati nel recente passato, mi riappacificarono persino con le tante Cassandre cittadine, intente a formulare profezie avverse al destino dei Lupi.
“Costruire un’identità di squadra, lavorare duramente nel rendere questa squadra un gruppo sempre più coeso. Serve un impegno continuo nel crescere e colmare i nostri evidenti ritardi tecnici”.
La professionalità del tecnico rossoblù nello sciorinare concetti semplici, diretti e mai banali, costituì sin da subito un’iniezione di fiducia per chi, come me, viveva quel momento in totale smarrimento. Ad ascoltarlo, veniva spontaneo sollevare gli occhi al cielo e mormorare un “Amen”, nella speranza che qualcuno da lassù recepisse il suo messaggio.
E forse così… fu.
Si dice che il tre sia il numero perfetto e proprio nella terza gara di campionato, stavolta casalinga, il Cosenza rinasce dalle proprie ceneri, regalando ai propri tifosi una vittoria che, per entusiasmo e gioia, non ha nulla da invidiare alla vittoria dell’Italia agli Europei di Wembley.
La consapevolezza del gruppo, o meglio del branco, cresce notevolmente anche nella quarta e quinta partita, dove il risultato più emozionante si registra nel ritorno del grande tifo sulle gradinate del San Vito-Marulla, dopo due lunghi anni di assenza e digiuno.
La percezione corrisponde alla visione reale di 11 lupi in campo che lottano su ogni palla, creando gioco ed opportunità, divertendo il pubblico sugli spalti, il quale è talmente innamorato da perdonare loro eventuali cali di forma o concentrazione.
Scrivo questo pezzo, pregustando già l’atmosfera da derby con il Crotone, nostro prossimo sfidante. Sarà di certo un match avvincente in ogni sua forma, sia sul manto erboso che nei diversi settori, dove la battaglia coreografica è pronta ad esplodere.
Scrivo e dico GRAZIE a questo Cosenza dell’era Zeta per aver ridato dignità e rispetto al tifo appassionato di un’intera comunità.
FORZA LUPI!