Le statistiche riportano un solo tiro in porta in 96 minuti degli amaranto che vincono per un rigore regalato ed uno prima concesso e poi negato al Cosenza.
L’annata è di quelle balorde, iniziata con una riammissione in serie B, ma con tanti ritardi ed errori commessi dalla società rossoblù che speriamo non portino a conseguenze nefaste. Detto questo non si può non rimarcare che, specie nell’ultimissimo periodo, il Cosenza è fatto oggetto di gravissimi errori arbitrali, come quelli registrati nel derby di ieri e di condotte arbitrali altamente imparziali, come quelle di Marinelli nella partita con il Lecce, che ne stanno condizionando il campionato. Ripeto, la posizione del Cosenza deriva principalmente da scelte sbagliate e tardive, da gestioni sparagnine, ma sicuramente appesantita da arbitraggi che hanno condizionato le prestazioni dei rossoblù e che meriterebbero un’alzata di scudi da parte della società, nelle persone del presidente o del direttore sportivo, invece continuiamo a subire torti senza che si alzi una seppur minima protesta. TUTTO TACE! Come al solito.
Premesso questo, devo evidenziare, a chiare lettere, che ieri il Cosenza ha perso una partita senza subire un tiro in porta, credo che sia un caso più unico che raro, soprattutto in considerazione del fatto che la squadra che non ha effettuato alcun tiro, o per essere precisi 1 solo, come riportano le statistiche, è la squadra di casa. Anche il possesso palla è a favore dei lupi, con un 56% contro il 44% degli amaranto, così due traverse, un rigore prima concesso e poi negato. Parliamoci chiaro, il Cosenza non avrebbe meritato la vittoria, ma nemmeno la sconfitta con annessi cori di augurio di pronto ritorno in serie C.
La partita è stata decisa pertanto solo dagli episodi, da un rigore concesso, inesistente, perché Kupisz si è lasciato cadere da fermo, mentre Laura era in corsa, dove un minimo sbilanciamento può essere dannoso. Due errori hanno deciso una partita brutta, nervosa, tenuta in pugno bene dall’arbitro Giua che però si è perso nelle decisioni più importanti e non ha avuto il coraggio di espellere Di Chiara per un chiarissimo fallo a gambe tese su Di Pardo, ma almeno non abbiamo riscontrato malafede.
Per il resto, come accennato, una partita brutta, molto tattica: i lupi, privi di Bisoli in panchina, ma sostituito degnamente dal secondo Chiodi, hanno iniziato con un 3-4-2-1 di sacrificio, infatti Caso e Millico hanno corso in lungo ed in largo, nel primo tempo, per aiutare i compagni in quello che diventava spesso un 5-4-1. Sono mancate completamente le ripartenze e quelle due o tre che hanno innescato le punte sono state bloccate fallosamente dagli amaranto. Da una di queste è poi scaturito il calcio di punizione sul quale Liotti ha colpito la traversa. Se fosse entrato quel tiro avremmo visto tutt’altra partita.
Il calcio di punzione di Liotti
Invece la partita è stata cambiata dall’azione, una delle poche, in cui la Reggina è arrivata al rigore, come lo abbiamo già descritto. Da quel momento in poi la Reggina non ha prodotto più niente se non un leggero predominio a centrocampo dove la classe di Crisetig ed Hetemaj prevaleva su quella di Vallocchia e Kongolo.
Il rigore realizzato da Folorunsho
Nel secondo tempo, il duo Bisoli/Chiodi, cambia le carte in tavola: fuori Millico che evidentemente non aveva assolto ai compiti affidatigli e Rigione (ammonito e, diffidato, salterà la partita con il Parma) e dentro Laura e Di Pardo. Il Cosenza passa al 4-2-3-1 con Camporese (eccezionale la sua prova) e Venturi (anche lui buona prestazione) centrali; Situm e Liotti terzini, Kongolo e Vallocchia davanti alla difesa, Da Pardo, Larrivey e Caso sulla terza linea e Laura di punta. Al 52° esce anche uno stanco Vallocchia per Voca, ma in sostanza è cambiato molto poco. La Reggina invece arretra sempre più il suo baricentro a difesa dello striminzito vantaggio: entra prima Adjapong per marcare ad uomo Caso, poi Bianchi che è sicuramente più portato a difendere rispetto a Cortinovis ed un centrale, Stavropoulos per l’esterno Giraudo.
La partita si chiude con un Cosenza che cerca di mettere alle corde la Reggina. La pressione è costante, grazie a Caso e Laura arrivano dei pericoli per i padroni di casa e la travesra colpita da Larrivey.
La traversa colpita da Larrivey
Nell’ultimo quarto d’ora poi anche una serie di corner e l’episodio del rigore prima concesso da Giua e poi negato dopo il consulto con i VAR.
L’azione di Laura che ha portato alla concessione del rigore poi negato
La Reggina tiene, si difende ordinatamente e porta a casa i 3 punti che le regalano la salvezza anticipata e che li mette a riparo anche da i più che certi punti di penalizzazione.
Galabinov indica ad Adjapong di rallentare
Rimane solo da capire quanti saranno, Gallo parla di 2, alcuni colleghi di Reggio di 4, ma anche in questo caso non ci saranno problemi e questo è il nostro augurio, anche se i cori di un pronto ritorno in serie C, registrati ieri al Granillo, non mi sono piaciuti. Rimane sempre da capire come sia possibile costruire squadre di un importante livello tecnico e poi presentarsi con 11 milioni, dichiarati, di debiti, istanze di arbitrato a go go etc, etc. Non voglio entrare nel merito, ma in questo modo tutti potrebbero permettersi i Galabinov e Menez…!!
il trattamento risarvato da Stavropoulos a Laura
Ritornando ai problemi di casa nostra, è evidente che l’ennesima sconfitta immeritata (da quando c’è Bisoli sulla panchina del Cosenza è la seconda, compresa quella di Frosinone, più il pari con il Lecce) non può che incidere sul morale della squadra che però ieri è apparsa molto cazzuta e sempre più rispecchiante il carattere del suo allenatore.
tutta la grinta di Caso ieri al Granillo
Da questo punto di vista la squadra è migliorata tantissimo e fa ben sperare almeno sul fatto che non si mollerà mai, anche a confronto dei cosiddetti squadroni. Anche tatticamente Bisoli le prova tutte, alcune volte sbagliando, ma altre volte incidendo sul risultato. È normale, visto che ha avuto meno tempo degli altri per conoscere la squadra. Dal punto di vista tecnico invece pesano le assenze di Palmiero, di Gori e di uno Ndoy che è arrivato a Cosenza con problemi fisici. Con questi tre al top sarebbe un altro discorso, ora bisognerà fare di necessità virtù.
Foto Ernesto Pescatore
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