Ad Ascoli avevamo inghiottito un boccone mezzo amaro?che, nonostante tutto, non era andato indigesto: il pari ci aveva permesso di portare un punto a casa e, all’esordio in cadetteria dopo 15 anni, non poteva che?fare morale.?Quello che per? non ci era andato a genio era stato il modo in cui il pareggio si era materializzato: all’ultimo secondo di partita, dopo una mischia su calcio d’angolo, regalando sprazzi di gioco ai marchigiani quando in realt? si doveva soltanto perdere tempo e buttare qualunque pallone giocabile. Tanto il tempo era ormai dalla nostra parte. Senza accorgercene a caldo, l‘inesperienza aveva sferrato il suo primo colpo, ma noi – ingenuamente – pensavamo si trattasse di qualcosa di temporalmente breve, che potesse caratterizzare soltanto la prima partita.?D’altronde era pur sempre l’esordio in un nuovo mondo.
A Cittadella?? andato in scena un vecchio Cosenza, poco sornione e furbo nei momenti topici della gara.?L’inesperienza?ha colpito ancora, questa volta mortalmente: se anche il capitano si lascia andare ad una sciocchezza cos?, vuol dire che ancora dobbiamo calarci pienamente all’interno della categoria. Non vogliamo tanto discutere sull’episodio in s?, anche perch? Branca non ha fatto nulla per restare in piedi e, come ha ribadito mister Braglia nel post-gara, il rigore era alquanto discutibile, ma sul gesto.?Non possiamo permetterci questi rischi, soprattutto perch? di fronte abbiamo avversari diversi e anche pi? furbi rispetto a quelli che eravamo abituati ad affrontare. Se a ci? si aggiunge anche la mala sorte,?perch? il fallo di mano di Pascali rientra a pieno in questo tipo di universo, abbiamo poche chance di giocare al meglio le nostre carte (che siamo convinti possano risultare spesso vincenti, magari gi? dal match contro il Livorno).
C’? per? una nota positiva nella gara di Cittadella: giocavamo praticamente in casa.?I quasi 400 supporter rossoblu hanno regalato spettacolo al?Tombolato,?con canti e cori che si potevano ascoltare comodamente anche davanti al televisore: i decibel erano davvero alti. Siamo ritornati finalmente dove ci compete, ed i cori contro i veronesi, avversari da sempre ostici, lo confermano: sono l’espressione di quel calcio che ha un odore intenso di Serie B.
Illustrazione di Andrea Calogero