Don Guarasciotte, Sancho Goretti … ed il Samurai OKKI-UTZI
(ed io? … io speriamo che me la cavo)
Alla conclusione del calciomercato di Gennaio 2022 possiamo fare alcune osservazioni.
Partiamo dalle critiche che, sin dal primo giorno, sono state rivolte a Guarascio e Goretti:
1) ma è possibile che siamo stati così imprevidenti da non ingaggiare subito, entro i primi due/tre giorni di Gennaio almeno tre elementi, forti e di categoria, così da farli allenare ed inserire nel gruppo squadra? Poi, per migliorare ancora, si sarebbero aspettate le “opportunità” che avrebbe offerto il calciomercato;
2) ma è possibile che non riusciamo a fare un’offerta degna, in modo che i calciatori accettino di venire a Cosenza? Ma “ù bagget” messo a disposizione da Guarascio è fatto dai “buoni pasto”?
3) ma è possibile “ca ni cùntanu sempre chiacchiere?”, “dicìa c’avìa di vèna Asencio, ca DaCruz era ddù nùostru, cà Casasola stava parkeggiannu arrìeti ù stadiu”, “ma un sì vrigognanu?”
E, devo dire la verità, anche io mi sono unito alle critiche in quanto ho sempre detto che sarebbe stato opportuno, quanto meno, ingaggiare, tra fine Ottobre e Novembre, un paio di svincolati di spessore per rinforzare la squadra che stava iniziando a manifestare i primi segni di involuzione (psico-fisica, in quanto sul piano del gioco, chi si può dimenticare il 5-3-speriamo in un miracolo di Zaffaroniana memoria? Un catenaccio che Roselli in confronto mi sembrava uno Zemaniano ultraortodosso).
Innesti che, forse, sarebbero stati più facili da effettuare anche perché, all’epoca, la classifica non era malaccio, anzi. Ma niente di questo è stato fatto (e d’altronde sono note sia la programmazione del “Presidente per caso” che la “relatività guarasciana” spiegata nelle precedenti cartoline).
Ed arriviamo ad oggi dove dobbiamo tener conto, innanzitutto, del “Presidente per caso”, che mi sembra abbia un qualcosa in comune con Don Chisciotte, il celebre personaggio di Cervantes.
Infatti, come Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento, credendoli dei mostri da abbattere, e finisce puntualmente con le chiappe per terra, il nostro novello “Don Guarasciotte” fa la sua battaglia contro i procuratori, ma è il classico vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro, … e anche lui finisce con le chiappe per terra.
Questa, almeno per me, è, se non l’unica, quanto meno una delle plausibili spiegazioni della impressionante sequela di “no” raccolti dal Cosenza in questo calciomercato.
Partiamo da un dato che può considerarsi incontestabile: ormai i procuratori hanno capito che in Serie B siamo “abusivi”, in quanto non partecipiamo al valzer dell’euro.
D’altronde ogni procuratore ha la sua “scuderia” di giocatori, e le loro lucrose commissioni derivano dallo spostamento degli stessi (dai giri di valzer tra una squadra ed un’altra), soprattutto dalla percentuale derivante da cessioni dei cartellini, in misura minore dai ricchi ingaggi pluriennali.
Invece Don Guarasciotte, non comprando i cartellini, né facendo ingaggi importanti, occupa uno slot, tra i 20 della Serie B, che non produce alcuna ricchezza per i procuratori, a stento solo briciole (e qualcuno, per farsi pagare, è pure dovuto ricorrere a Decreti Ingiuntivi). Quindi, essendo “improduttivo”, non sarebbe meglio allontanarlo dal circo?
Pensate se al posto del Cosenza ci fosse un Bari, o un Catanzaro, o un Padova, o una Reggiana, o un Modena, e immaginate il diverso giro di denaro che ci sarebbe con una di queste al nostro posto. Parafrasando il grande Cetto La Qualunque, per i procuratori ci sarebbe “Cchiù ppila ppì tutti”.
Ed allora diventa credibile l’ipotesi che, in un qualche modo, la nostra retrocessione venga ad essere “incentivata” da un gruppo di procuratori (magari parlando tra di loro).
Ciò giustificherebbe il perché le trattative date per concluse si sono improvvisamente arenate. D’altronde, fosse anche per la legge dei grandi numeri, è impossibile che vi sia stato un così imponente numero di rifiuti.
Potrei capire Asencio che va a Lecce, magari pensi che gli fanno un ingaggio pluriennale importante (e critichi Don Guarasciotte), ma se poi scopro che non solo non giocherà, ma prenderà un ingaggio alla nostra portata, per soli sei mesi, e poi si vedrà, un dubbio viene; se Casasola parla con il nostro allenatore, e sembra contento di venire in una piazza che lo esalta, e poi va a Cremona in prestito, con un contratto di sei mesi, e poi si vedrà, il dubbio diventa più forte; ma se anche D’Angelo, che non rinnova con l’Avellino ed è praticamente d’accordo con il Cosenza, poi preferisce rimanere in serie C, perdendo un’occasione di visibilità per farsi notare in un campionato più gratificante che chissà se gli ricapita, la conclusione può essere facilmente raggiunta da ognuno di noi.
Facile è dare la colpa a Don Guarasciotte, che certamente ha le sue responsabilità, ma in questo caso devo concordare con lui, anche se mi rendo conto che è una battaglia persa in partenza. Troppo grande è il potere dei procuratori, che fanno spendere tanti soldi alle società per un qualcosa che non produce ricchezza, ma è solo intermediazione. E quando mai si è visto che un intermediatore prende il 20% su un accordo tra due parti (es. Vlahovic contratto di 70 milioni di euro, al procuratore sono andati 15 milioni di euro).
Ma si sa, come si suol dire, la mamma dei cretini è sempre incinta. Eppure basterebbe fare un accordo tra le società di calcio ed imporre un tetto percentuale massimo, ma poi arriva il cretino di turno che si crede più furbo …
E “Don Guarasciotte”, che è solo in questa battaglia, manda alla guerra (al calciomercato) il fido scudiero “Sancho Goretti”, che emulo del Sancho Panza di Cervantes, è il personaggio concreto che, con la sua pragmaticità cerca di portare la barca “Cosenza Calcio” nel porto della salvezza, nonostante i disastri guarasciani.
Praticamente una “Mission Impossible” degna dei film di Tom Cruise.
Tuttavia, anticipando che sono moderatissimamente fiducioso, viste anche le premesse dalle quali eravamo partiti, prossimamente vedremo Sancho Goretti che cosa è riuscito ad assemblare.
E poi … e poi c’è “Okki-Utzi”, che è come un samurai giapponese che, in cambio di titoli, onori e ricchezze, fa un giuramento di fedeltà al datore di lavoro. Ma poiché occorre specificare che comunque è un “samurai guarasciano”, ricchezze non ne vedrà neanche con il binocolo, e quindi si deve accontentare solo dei titoli e dell’onore di guidare il Cosenza. Ed anche qui, per trarre una qualche conclusione sulla sua capacità di condurre la barca, converrà aspettare almeno due/tre partite (l’anno scorso per me non fa grande testo perché El Trink aveva allestito una Armata Brancaleone).
Ed infine c’è il Cosenza Calcio ed i suoi tifosi, tra i quali il sottoscritto, per i quali, in tutto questo caos, dove possiamo fare poco o nulla, il nostro futuro calcistico (come quello già verificatosi molte, anche troppe, volte) può essere ricompreso nell’ultima frase del tema di un bambino delle elementari, riportato nel famoso libro di Marcello D’Orta, quando l’alunno scrive:
“Io la parabola che preferisco è la fine del mondo, perché non ho paura in quanto sarò già morto da un secolo. Dio separerà le capre dai pastori, uno a destra e una a sinistra.
Al centro quelli che andranno in Purgatorio. Saranno più di mille miliardi, più dei cinesi.
E Dio avrà tre porte. Una grandissima, che è l’Inferno. Una media, che è il Purgatorio.
E una strettissima, che è il Paradiso.
Poi Dio dirà ‘Fate silenzio tutti quanti’. E poi li dividerà. A uno qua e a un altro là.
Qualcuno che vuole fare il furbo prova a mettersi di qua, ma Dio lo vede e gli dice «Uè, addo’ vaje». I buoni rideranno e i cattivi piangeranno. Quelli del Purgatorio un po’ ridono e un po’ piangono. I bambini del Limbo diventeranno farfalle.
Ed io … io, speriamo che me la cavo” (… e che rimango in Serie B).
FORZA COSENZA