Ccù ssalute ù bagget
Leggendo i commenti sui vari social, molti sostengono che tutti i problemi del Cosenza siano riassumibili nel budget, insufficiente per affrontare un campionato di Serie B, e in merito a tale osservazione un dato è certo: il nostro Presidente non è certo un seguace del detto cosentino “spienna caru ka sta ‘mparu”.
Ma è proprio vero che nel calcio è sufficiente spendere più soldi per vincere? Basta vedere il Monza dello scorso anno per darsi una risposta.
Ed allora si dirà che hanno ragione i sostenitori del Nostro, quando dicono che “per mantenere i conti a posto” fa bene ad essere “na tinaglia”.
Ma questa esasperata “attenzione alla sacchetta”, in tre anni di serie B, non è che abbia dato grandi risultati, anzi: il primo anno ci siamo salvati solo grazie al mercato di Gennaio e perché il gruppo, con Braglia, era affiatato dall’anno precedente (quando, per una serie irripetibile di miracoli, tra i quali il Siena senza cinque titolari in finale, abbiamo vinto i playoff); il secondo, prima del lockdown eravamo retrocessi, salvandoci solo (anche qui) per una fortunata serie di congiunzioni astrali (il gol di Garritano al 90°, il suicidio sportivo del Perugia); il terzo anno siamo retrocessi “senza se e senza ma” (e se siamo arrivati quart’ultimi lo dobbiamo sempre ad un aiutino esterno della dea bendata, il gol di Jallow al 90°).
Dal punto di vista sportivo gli ultimi due anni sono stati, innegabilmente, un crescente disastro. Certo, se poi aggiungiamo che il Nostro dice che per lui il calcio è un hobby si capirà perché la Lega abbia aspettato fino all’ultimo, e anche oltre, per riammetterci in Serie B (poco mancava il ricorso alla Corte di Giustizia Europea), con conseguenze che stiamo ancora pagando.
Ma torniamo al budget.
Il Presidente è un affermato imprenditore e, come tale, sa meglio di chiunque cos’è il flusso di cassa operativo, ovvero quelle entrate di denaro necessarie per incrementare la propria attività, denaro prodotto dai ricavi dell’attività societaria o, se è necessario, anche da fonti esterne di finanziamento.
È indubitabile come nel Cosenza abbiano totale prevalenza le fonti esterne di finanziamento (contributi Lega, contributi televisivi, contributi valorizzazione giocatori, sponsor, etc.), che però sono costanti nel tempo, e con le quali si coprono sostanzialmente le spese (quindi zero capacità di reinvestimento).
Le entrate prodotte direttamente dalla società sono irrisorie (vendita dei cartellini di giocatori, incassi dal pubblico, merchandising), eppure sarebbero le uniche variabili capaci di apportare somme di denaro da reinvestire, per crescere. Certo non essendo il Real Madrid il merchandising è inconsistente; il pubblico al massimo ti fa incassare più o meno 1/10 di quanto ti serve per pareggiare un bilancio di serie B e, pertanto, rimane solo la vendita dei cartellini di giocatori, e a chiunque, anche ad un profano come il sottoscritto, non sfuggirà come, in dieci anni, l’unica operazione importante sia stata la cessione di Baez.
Ed allora, Egregio Sig. Presidente, perché Lei gestisce il campionato di serie B con metodi che sembrano essere mutuati dalla serie D, dove si cambiano 350 giocatori all’anno?
Quale sarebbe l’obiettivo a medio termine visto che ad ogni inizio stagione per portare i giocatori in ritiro (se si fa) è sufficiente un pullmino da 9 posti, compreso allenatore ed autista?
Perché a tutti gli osservatori sembra che manchi una pur minima programmazione?
Eppure basterebbe individuare giocatori “chioccia” con accanto giocatori “giovani” da far crescere.
I primi sono l’asse portante della squadra, quelli che non solo ti permettono di giocare in B con una buona chance di fare un campionato decente, ma insegnano anche il “mestiere” a quelli più giovani; questi ultimi sono i Baez che permetterebbero di incassare somme, anche importanti, da poter reinvestire, il che nel corso del tempo ci renderebbe sempre più competitivi, e non di essere sempre ultimi tra gli ultimi.
È anche vero che ciò presuppone contratti pluriennali con cartellini di proprietà, e giocatori di categoria, contattati ed ingaggiati nei giusti tempi.
Parole che forse risulteranno gradite come lo stridere delle unghie su una lavagna per chi, in questi anni, ha preferito allestire la squadra con decine di prestiti o contratti annuali, stipulati all’ultimo minuto del calciomercato, con giocatori spesso in zona INPS o INAIL, che magari parte dell’ingaggio te lo pagano pure le società di provenienza.
Perciò, Egregio Sig. Presidente, converrà che il budget è importante non solo relativamente a quanto si spende (e comunque andrebbe incrementato perché c’è un limite a tutto), ma soprattutto per come lo si spende, e converrà con me che per un imprenditore non c’è peggior cosa che spendere male.
Orbene, i risultati ottenuti in serie B, e che si stanno ottenendo, danno una risposta chiara ed inequivocabile su come Lei abbia speso i soldi. Forse non sarebbe ora di spenderli meglio?
In attesa di risposta, l’occasione mi è gradita per porgerLe distinti saluti.
Avv. Luciano Valentino