Dopo la vittoria di ieri dell’Ascoli, tra l’altro meritatissima per la forza e la voglia della squadra di salvarsi, mi auguro che oggi arrivi un segnale di altrettanta determinazione da parte dei calciatori rossoblù. Il Pisa potrebbe avere poco da chiedere a questo campionato, anche se a Pisa, dopo 3 sconfitte consecutive e la vittoria dell’Ascoli di ieri, in città c’è preoccupazione, per NOI sicuramente la partita della vita. Io non vado in campo, ma solo scrivere parole che possano stimolare, incitare a fare di più e meglio di quanto visto nelle ultime partite. Tanto meno credo che le ingiurie e le offese ai nostri calciatori possano aiutarli in questo momento (vedi D’Orazio ieri determinante per le sorti dell’Ascoli e a Cosenza trattato da brocco al pari di Baez).
Sappiamo essere una squadra con tanti limiti, palesati sin dalla prima giornata di campionato e, ahinoi, mai rimediati, nemmeno a gennaio. Calciatori in questo momento senza punti di riferimento, contornati da un silenzio assordante che lascia il passo a pensieri negativi anche nella tifoseria, per certi versi tragici per la nostra città, se non fosse che stiamo vivendo, da un anno a questa parte, uno dei periodi più dolorosi, tristi e angoscianti della nostra storia ed il pensiero non può che andare alle vittime ed a chi oggi è colpito da questo virus maledetto e da chi ha ridotto la nostra sanità in condizioni disastrose.
Quella la vita, l’angoscia di tutti i giorni, oggi pomeriggio ci permettiamo un attimo di pausa dalle ansie del Covid e dai ritmi frenetici imposti dal lavoro e ci dedichiamo ad una passione, all’amore di una vita, a ciò che ha riempito le nostre domeniche “du palluni” di una volta e vorremmo riempisse i fine settimana da qui all’eternità, a ciò che ci è stato tramandato, come un testimone di legame e forte attaccamento a due soli colori, dai nostri papà.
Ecco oggi, quando il calcio non esprime più valori di attaccamento ad una maglia, vorrei vedere Tremolada rincorrere l’avversario una volta persa la palla, Trotta urlare per dire ai compagni: “date la palla a me che ci penso io”, Gliozzi fiondarsi su ogni palla come se fosse l’ultima che calcerà nella sua vita, Carretta cadere e rialzarsi, cadere e rialzarsi fino a superare l’ultimo avversario, i difensori tutti attaccarsi agli avversari e non mollarli manco per andare a pisciare, i centrocampisti cucire la squadra con la stessa pazienza delle nostre nonne.
Ad Occhiuzzi, cuore rossoblù, ho poco da dire, immagino quanto stia soffrendo, quanto stia a rammaricarsi per quanto di diverso si poteva fare e non si è fatto, convinto però che lui stesso, nel battersi la mano sullo scudetto rossoblù posto sul suo cuore, vorrebbe scendere in campo ed incitare i suoi ragazzi a buttare dentro quella maledetta palla della salvezza.
Ecco, oggi noi tutti, tifosi del Cosenza, non possiamo scendere in campo, non possiamo nemmeno sostenere la squadra con le nostre urla e i nostri canti di incitamento alla vittoria, ma possiamo spingere con il nostro amore quella maledetta palla della salvezza nella rete del Pisa.
Forza lupi