Tra Holding, brand, silenzi, capri espiatori, saltimbanchi, indovini e velinari il Cosenza affonda
Il Cosenza ha perso a Cremona, fin qui niente di eccezionale visto l’enorme divario tecnico tra le due squadre, una che ha visto subentrare Johnsen, Majer, Nasti e Zanimacchia e l’altra Cimino, Martino e Zilli. Con tutto il rispetto, ma stiamo confrontando calciatori che sarebbero titolari in qualsiasi squadra di serie B e giovani alle prime armi o quasi.
La rete del pari di Ricciardi
Ha perso anche in maniera dignitosa, posto che fino all’ora di gioco aveva tenuto botta, mettendo in difficoltà anche i padroni di casa che non riuscivano a trovare il bandolo della matassa. La Cremonese di Stroppa è un pò che ha dei problemi, soprattutto in casa, manovra troppo lenta, difficoltà a far rendere i tanti attaccanti che ha a disposizione, tant’è che allo Zini non vinceva da novembre, 1 a 0 al Sudtirol. Poi la solita ingenuità: Ricciardi si fa infinocchiare da Barbieri che gli si frappone facendosi toccare quel tanto che ha “obbligato” l’arbitro ad espellerlo. Da lì la partita cambia completamente, Stroppa intuisce che è il momento di accelerare ed inserisce Johnsen e Nasti. I lupi arrancano perché i grigiorossi arrivano da tutte le parti, perdono le misure. Sul finire della partita Vandeputte lascia sul posto Martino e crossa, Venturi, che ha marcato ad uomo per tutta la partita Vazquez, gli lascia quattro metri e l’argentino tutto solo spiazza l’incolpevole Micai. Poco dopo lo stesso Venturi si sbilancia in avanti alla ricerca non si sa cosa, perde palla, non recupera lasciando alla Cremonese l’ultimo contropiede condotto da Johnsen che incontrastato ha tutto il tempo per piazzare la palla all’angolino alla sinistra di Micai. È la fine!
Cosa resta? La solita prestazione tutta gamba e cuore ed i soliti limiti di una squadra ancor troppo acerba, con poca qualità tecnica, cui adesso si sommano le fragilità apportate dall’ultimo posto in classifica e un allenatore che ha finito le pezze.
Alvini ha tamponato all’inizio imponendo grandi ritmi, una ottima occupazione degli spazi e cementando il gruppo. Pian piano, come previsto, i valori tecnici sono emersi, anche gli altri hanno assunto una buona condizione atletica, la squadra trovando difficoltà ad andare in rete si è sempre più sbilanciata in avanti, non garantendo più linee strette tra i reparti, mettendo in grave difficoltà di conseguenza il reparto difensivo. Oggi l’ingenuità di Ricciardi, prima quelle di Martino e le tante altre, le continue espulsioni dimostrano che si fa fatica a mantenersi corti e compatti e così la squadra che aveva fatto sognare alcuni tifosi e la stessa dirigenza rossoblù, si ritrova oggi ultima con soli 2 punti nelle ultime 7 partite, oltre a non vincere in casa da quattro mesi!
Numeri che nel calcio italiano suonano come una sentenza per il tecnico, ma non credo che sia questo il caso. Posto che anche Alvini, come tutte le persone che operano, ha fatto i suoi errori, vedi l’errato impiego di Florenzi e Kouan nella prima parte del campionato, i continui cambi di formazione che non hanno permesso alla squadra di trovare amalgama e sincronismi, ma soprattutto l’aver coperto alcune scriteriate scelte societarie, come quella di lasciar andare Camporese, unico elemento di esperienza del reparto difensivo, l’aver rinunciato troppo presto a pretendere rinforzi adeguati, non volendo cogliere un mio assist. Ma questo è umano e non può farlo diventare il capro espiatorio di una società inadempiente da tutti i punti di vista. Era il 20 ottobre ed in mio editoriale https://www.corrieresportivodicalabria.com/effetti-collaterali/ scrivevo proprio che se Alvini non fosse riuscito a mettere una pezza alle magagne societarie ne avrebbe pagato le conseguenze.
Non ci voleva un mago o un indovino, come alcuni professano di essere, per capire come sarebbe finita, ogni anno, puntualmente di questi tempi, si parla di esonero dell’allenatore, vittima di una gestione pericolosamente calcolata dal presidente Guarascio. Si, perché non possiamo più dire che il tutto è frutto di improvvisazione, ma di freddi calcoli che portano il presidente Guarascio ogni santo anno a spendere il meno possibile in funzione di quelli che alcuni definiscono effetti perversi delle Holding. Effetti perversi evidentemente talmente convenienti da impedire al patron la cessione del Cosenza calcio per cifre anche importanti.
Viene dunque da chiedersi quanto varrà nominalmente il Cosenza calcio e quanto invece è il valore per Guarascio del Cosenza calcio appartenente al 4EL Group Srl? Cosa impedisce al patron di cedere una società nella quale sono presenti: “perdite di esercizio tali da creare incertezze sulla continuità aziendale della società e tali da comportare continue iniezioni di liquidità anche in futuro, anche al fine di coprire le perdite del triennio 2020-22, rateizzate con il Decreto Mille proroghe” come scrivono gli stessi amministratori del Cosenza calcio nella nota integrativa dell’ultimo bilancio (2023)?
Ma questi sono tutti quesiti che non troveranno mai una risposta visto che interessano a pochi e ancora meno capiscono e visto che la società si trincera in silenzi assordanti che adesso hanno coinvolto anche l’unica voce ascoltabile, ovvero il mister Alvini. Non troveranno mai risposta anche perché alcuni saltimbanchi preferiscono buttare tutto in caciara e fare l’unica cosa che sanno fare, denigrare i colleghi che hanno pubblicato la notizia dell’offerta fatta al presidente Guarascio, mentre alcuni velinari nel tentativo di trovare compiacenze e favori paragonabili ad un piatto di lenticchie sviano l’attenzione finendo però per evidenziare ancor di più le pecche originali.
La sommatoria di tutte queste precarietà non poteva che portare ad una generale insoddisfazione della tifoseria e ad una sensibile diminuzione delle presenze allo stadio, storico il decremento del 50% nel derby e presenze generali ormai assestate intorno alle 2/3 mila, società costretta a impedire i commenti social e contestazione dai toni vibranti da parte dei gruppi ultrà rivolta alla proprietà.
Tutto questo marasma, cui si aggiunge il peccato originale della penalizzazione dei 4 punti, c’è chi ha pensato di scaricarlo prima sulla Anania e poi su Alvini, i due capri espiatori del presidente Guarascio. La prima fatta passare per assoluta responsabile del pastrocchio estivo (non ci ha creduto nessuno a cominciare dai Tribunali) ed il secondo reo di non essere riuscito a tamponare l’emorragia di credibilità della società, a tutelare il brand come pretende la dott.ssa Scalise, con i risultati sul campo (qui qualcuno ci ha creduto).
Ma quale allenatore potrebbe essere vincente, più di quello che non ha fatto già totalizzando comunque 22 punti, in un caos del genere? Quali calciatori, onesti calciatori di serie B e C, avrebbero potuto reggere questo marasma? Ed in questo momento quale allenatore potrebbe risollevare questa ennesima debacle, quali nuovi giocatori vorrebbero affrontare le ultime 16 partite da ultimi in classifica?
Come scrissi un mese fa il Cosenza calcio è giunto ad un bivio e visto che non ci sono accenni a miglioramenti di sorta, anzi l’aver messo in discussione il tecnico, prima il vertiginoso aumento dei prezzi al botteghino, la comunicazione sempre più assente, dimissioni di Ursino, unico DG dell’era Guarascio, conferma che nulla può cambiare la metodologia gestionale del presidente Guarascio, non si può che auspicare una cessione che farebbe comodo a tutti a cominciare dal presidente Guarascio.
Screenshot DAZN