Tecnico e squadra non riescono a gestire vantaggio e superiorità numerica, perdendo l’occasione per fare il salto di qualità.
Ogni volta che a questa squadra si presenta l’occasione per fare il salto di qualità per un motivo o per un altro s’incarta, si blocca, perde lucidità, va in confusione. È successo anche nella prima parte di stagione, nella partita con il Brescia e con la Samp, per poi perdere completamente la bussola dopo la sconfitta nel derby che ci è costata due mesi di black out. Si è ripetuto ieri nella partita con il Pisa, dopo due successi che avevano riportato sei mila spettatori al Marulla, quando con il Venezia si era registrato il minimo stagionale.
Sicuramente sono i difetti di una squadra che è cambiata molto, anche a gennaio, sia in uomini che nel modulo e nella mentalità, perfino nel budget utilizzato, non da primi posti della speciale graduatoria, ma sicuramente tale da permettere a Gemmi di muoversi con più libertà rispetto all’anno scorso. Il resto lo ha fatto lui portando in riva al Crati gente solo sognata negli anni precedenti, come Tutino o Antonucci per farla breve. Poi alcuni errori di valutazione, ma chi opera è destinato a sbagliare.
La formazione che ha pareggiato con il Pisa
Insomma stiamo parlando di un organico si nuovo, ma oggettivamente importante, ormai lo ammettono tutti, fatto ad immagine e somiglianza del tecnico. Caserta ha infatti, indiscutibilmente, il merito di essere l’unico allenatore dell’era Guarascio ad essere riuscito a farsi acquistare i calciatori da lui desiderati anche qualcuno in più, perché Antonucci non se lo aspettava manco lui stesso. Caserta ha anche il merito di avere cambiato mentalità ad un Cosenza ormai rassegnato ad un ruolo di abusivo in serie B. Con il suo 4231, ancor privo di Forte e Canotto, ha giocato alla pari con Frosinone e Sassuolo, facendosi apprezzare per un gioco aggressivo, scambi di prima in velocità ed in verticale, densità in area avversaria. Poi qualcosa si è rotto: secondi tempi in affanno; difficoltà nel gestire una rosa competitiva che ha portato il tecnico a “forzare” i ruoli di alcuni calciatori per renderli adatti al suo 4231; forse una squadra che si sentiva esageratamente forte tanto da toppare partite decisive con Brescia e Samp; alcuni errori di valutazione del tecnico, specie nel derby; una fase confusionale in cui ha cercato di cambiare modulo e mentalità, passando prima al 433 e poi al 352, allineandosi alle richieste dei propri calciatori per “renderli più tranquilli” (testuale), ma ottenendo scarsi risultati. Poi, d’incanto, con il Venezia, la squadra torna ad esprimersi come nella prima parte della stagione, bissando, in modo diverso, anche a Bolzano. Infine un altro passo falso, ieri, con il Pisa. Forse, la partita che racchiude tutti i limiti di questa compagine e di un tecnico che più volte ha dato segnali di avere difficoltà nel cambiare/gestire le partite.
Aquilani è venuto a Cosenza impostando la sua partita in modo molto preciso e deciso: ha messo la sua squadra a specchio utilizzando anch’esso il 4231, giocandosi quindi tutto nell’ 1:1. Touré e Marin a braccare Zuccon e Praszelik e di fatto bloccando ogni loro iniziativa; Moreo ed Arena a rendere la vita difficile a Marras e Florenzi; Valoti a dare fastidio ai portatori di palla e a supporto di un Mlakar che ha cercato di non far rimpiangere il febbricitante Bonfanti. I due centrali di difesa su Tutino e Mazzocchi e i terzini in seconda battuta su Marras e Florenzi.
In questo modo il Pisa ha bloccato tutte le iniziative del Cosenza, tant’è che i lupi sono riusciti a tirare verso la porta di Loria in una sola occasione con un tiro dalla distanza di Mazzocchi (il nostro ormai non segna più dal 30 settembre quando era diventato il principe della zona Cesarini, ormai costretto ad accontentarsi di qualche assist o di fermare l’esterno avversario, chiamato da Caserta ad equilibrare la squadra e perdendo ormai le caratteristiche di centravanti).
La cosa che non poteva prevedere Aquilani era l’espulsione di Calabresi che, di fatto, ha cambiato la partita. Nel secondo tempo il Cosenza accelera grazie a Zuccon che approfitta del momento di sbandamento del centrocampo pisano, ma Caserta, inspiegabilmente, lo sostituisce con Voca, lasciando molto perplesso il numero 98 silano (screenshot Sky). Il Pisa non riesce comunque ad assestarsi e subisce lo svantaggio sulla rete di Tutino.
La sequenza del gol di Tutino
Da questo momento sono poste le condizioni per arrivare alla terza vittoria consecutiva e ritornare a sentire il profumo dei play off. Ma qualche minuto dopo si fa male Gyanfi e Caserta decide di fare entrare Viviani, spostando Voca a terzino! Non entro mai nelle decisioni dell’allenatore sui cambi, ma altre volte è stato spostato Venturi a destra e inserito Fontanarosa di cui, invero, si sono perse le tracce. Sta di fatto che il centrocampo composto da Viviani e Calò perde completamente il confronto con Touré e Marin, quando già Zuccon e Praszelik avevano avuto il loro bel da fare per non soccombere nel primo tempo. Il Cosenza si abbassa oltremodo e non riesce più a gestire la palla, solo lanci lunghi a spazzare nel tentativo, vano, di lanciare il subentrato Forte o Mazzocchi che però ha finito la birra. Diversi contropiede utili a chiudere la partita vengono scialacquati per mancanza di cattiveria. Entra anche il nuovo arrivato Antonucci che prima viene messo a sinistra, poi da trequartista, infine a destra nel 433 finale utilizzato da Caserta per cercare di arginare l’assalto neroazzurro. Tutto vano, Aquilani capisce che è il momento di osare e inserisce anche Torregrossa e Masucci. Tanti i palloni buttati là in mezzo da Tourè e Veloso nella speranza che … I lupi tremano, hanno paura a tenere palla, si sente la mancanza di Zuccon e Tutino e la beffa arriva ad un minuto dal termine.
Il pareggio del Pisa
Si poteva fare di più, credo di si. Il Cosenza era già in difficoltà nel primo tempo, ma nulla è stato modificato; nella ripresa si era in vantaggio di un uomo, di un gol e contro una squadra con 6 assenti e non si è riusciti a gestire la partita in modo consono, anzi si è andati in netta confusione e paura. Sicuramente una squadra nuova, ma anche il tecnico dovrebbe assumersi le proprie responsabilità, non tanto per metterlo sul banco degli imputati, ma per rendersi consapevole e trarre esperienza degli errori commessi. Dire che sarebbe stato uno svantaggio giocare in 11 contro 10 non aiuta né lui e né la squadra.
Foto Ernesto Pescatore
Screenshot da Sky