Ordinato, rognoso, remissivo ma anche caparbio, La storia di una vittoria tracciata.
Concordo pienamente con quanto riferitomi dall’ex allenatore del Cosenza Enzo Patania, il Cosenza può vincere e perdere con chiunque! È una squadra, come sottotitolato, ben disposta in campo, ordinata generalmente su 4 linee; rognosa perché in molte partite è risultata aggressiva fin a far perdere la testa agli avversari come nella partita con l’Ascoli; alcune volte remissiva, come a Brescia e nel secondo tempo di ieri con il Pisa; soprattutto generosa, basta vedere il recupero di Marras di ieri, che si è fatto 80 metri per contrastare un avversario; caparbia, visto che più volte, e sempre con Mazzocchi, definisce il risultato nei minuti di recupero.
In una parola, una squadra pazza, di quelle che ti fanno innamorare perché capace delle più ardue imprese, ma per la stessa controversia del sentimento farti incazzare per le sue debolezze. Chi è innamorato del Cosenza non può non essere travolto da questo turbinio di sensazioni, di umore ondivago, di battiti frenetici. Se non vivi la partita del Cosenza con trasporto, urlando, gioendo e piangendo a distanza di attimi, rompendo qualche sedia o qualche lampadario, ma con distacco e sufficienza, vuol dire che non sei un suo tifoso, ma che fremi per qualche altra squadra, magari di serie A. Poi magari, non avendo niente da proporre, nella più assoluta vacuità ed insipidità dei propri argomenti, si guarda la pagliuzza nell’occhio degli altri.
Bisogna essere veramente poveri perché il Cosenza, e specie la squadra di quest’anno, di argomentazioni sui cui confrontarsi ne offre a centinaia. Ci siamo lasciati con la magnifica vittoria di Palermo e, passando per la sconfitta con la Cremonese, in una delle più belle partite della stagione di serie B e non solo del Cosenza, ci ritroviamo con la vittoria di Pisa. Due vittorie fuori casa nel giro di appena otto giorni, quando, precedentemente, per raggiungere lo stesso risultato ci sono voluti due anni, ci forniscono il peso di questa formazione, sicuramente quella con il tasso tecnico più elevato dell’era Guarascio. Mai come quest’anno un organico che offre tante scelte ad un allenatore che non vede l’ora di schierarli tutti in campo, non a caso vediamo sempre una formazione diversa e tante soluzioni alternative nella ripresa. Infatti Caserta, in una speciale classifica presentata dal sito specializzato Transfermarkt, figura come uno degli allenatori che incide di più sulla partita con i cambi, secondo solo a Pecchia del Parma. Per lui, fino a prima della partita di Pisa, le 35 sostituzioni in 7 partite hanno fruttato 4 reti e 6 assist, contro le 6 reti e 9 assist del Parma.
A Pisa il Cosenza di Caserta si è presentato con il modulo base di questa stagione, il 4231, con Marras e Mazzocchi esterni, Voca sotto punta a Tutino e Calò e Praszelik in mediana, poi la difesa a 4. Si è presentato, come promesso al sottoscritto, anche in versione “aggressive”, ritornando a pressare molto alto, nella tre quarti avversaria (come si vede nell’immagine sottostante) e continui raddoppi e triple marcature sulle catene, cercando di mantenere contatti molto stretti con la linea di difesa, in una fase di non possesso contraddistinta dal 4411.
La fase difensiva in pressing alto con i due esterni e i due mediani in linea e Voca e Tutino in prima battuta
La fase difensiva bassa
Un atteggiamento che ha mandato in crisi un Pisa che già sbandava di suo, il resto lo ha fatto la magnifica azione sul primo gol, già al quinto minuto di gioco: lancio di 50 metri di Venturi, stop alla Maradona di Marras che fa scorrere la palla per la sovrapposizione di Rispoli, il quale arrivato sul fondo mette in mezzo per l’accorrente e sempre sorprendente Voca. Rete di antologia e tifosi in sollucchero.
La rete di Voca
Messa la partita sui binari desiderati, il Cosenza ha continuato a pressare gli avversari nella loro tre quarti, impedendogli di fatto di avvicinarsi alla nostra difesa. Pochissime le conclusioni a rete dei locali ed attaccanti messi completamente fuori gioco. Poi l’espulsione di Barbieri ha complicato ancor di più la vita ad Aquilani che, letteralmente, non sapeva più che pesci prendere. Una vittoria già tracciata sul finire del primo tempo e questo non è stato un bene. Visti i ritmi molto lenti dei padroni di casa e l’inferiorità numerica, nessuno poteva immaginare una reazione concreta del Pisa, così anche i giocatori del Cosenza si sono, per così dire, adagiati sul risultato.
Caserta ha cominciato a ruotare gli uomini in campo, sostituendo prima D’Orazio con Fontanarosa e Voca con Canotto che viene posizionato ad ala sinistra, con spostamento di Mazzocchi nella posizione di trequartista di Voca. Tra le due squadre, il Cosenza rimane quella più pericolosa, ma la poca cattiveria impedisce ai lupi di chiudere la partita. Al 63° vengono sostituiti anche Marras e Tutino per far posto a Forte e Florenzi. Il primo si posiziona davanti a Mazzochi, mentre Florenzi viene posizionato ad ala sinistra, con spostamento di Canotto sulla sua fascia di competenza, la destra.
Probabilmente quello di ala sinistra è il ruolo che Caserta immagina per Florenzi. L’organico, seppur ricco, manca di una vera e propria ala sinistra e quindi Caserta sta cercando di individuare chi meglio possa adattarsi a quel ruolo che rimane un punto debole della squadra. Sul finale Viviani prende il posto di Praszelik. La partita continua a scorrere, anche noiosamente, verso un finale scontato e con i calciatori del Cosenza che, non avendo ancora un’intesa perfetta, non riescono a chiudere la partita (ad esempio il contropiede condotto da Canotto poteva essere concluso in modo migliore se solo fosse riuscito a mettere la palla in mezzo per l’accorrente Forte).
Poi al 93° accade quello che nessuno, se non per scaramanzia si sarebbe aspettato, anche se poco prima un campanello di allarme era suonato, sventato da una prodezza di Micai che, invece, non ha potuto nulla sulla conclusione ravvicinata di Masucci, lasciato ancora colpevolmente solo da Venturi. È il patatrac, mentre Pisa ed Aquilani tirano un sospiro di sollievo a Cosenza volano gli stracci, c’è chi ha confessato di aver chiuso il televisore e chi di aver sbattuto la porta, le imprecazioni si perdono nell’etere per come si stava banalmente sciupando una vittoria.
Per fortuna però quest’anno il Cosenza ha in organico un vero centravanti, uno che mette la testa sempre al posto giusto, sacrificato nel ruolo di ala, il più delle volte costretto a difendere ed a sostenere l’equilibrio di centrocampo più che attaccare la porta avversaria, ma sempre lucido fin nei minuti finali, per quella che ormai è divenuta la zona Mazzocchi.
La rete di Mazzocchi
Dalle maledizioni nel giro di qualche secondo si passa all’euforia contagiosa: in campo tutta la squadra, allenatori, dirigenti, massaggiatori, medici si abbracciano selvaggiamente; sugli spalti baci e abbracci si sprecano; nelle case le urla di gioia preludono qualche protesta nella prossima riunione condominiale, è la festa dei lupi, è la festa dei tifosi che godono e patiscono per la propria squadra del cuore!
Screenshot da Sky