Con ogni probabilità s’infrangono a Como i sogni salvezza di un Cosenza umiliato dalla squadra di Moreno Longo.
Finisce 5 a 1 la trasferta dei silani in riva a quel lago lombardo che ha fatto da sfondo ad uno dei romanzi più celebri della letteratura italiana. E’ difficile anche per noi cronisti fare il reso conto di una partita giocata dalla squadra rossoblù in maniera indecorosa.
Non è questo, infatti, il modo migliore per lasciare la cadetteria e prepararsi al trapasso in Lega Pro. Una manita che rappresenta l’esatta fotografia di una formazione ormai allo sbando, che al di là delle farneticazioni del proprio allenatore, non ha più nulla da dire a questa Serie B e con mestizia si appresta a disputare un fallimentare finale di Stagione.
Nel momento in cui la fortuna ha voltato definitivamente le spalle a patron Guarascio, sono emersi tutti i limiti di una proprietà che in questi anni non ha mai affrontato i propri impegni sportivi con la sapiente lungimiranza tipica della maggior parte dei Club italiani.
Una Società che per troppo tempo è rimasta appesa a circostanze favorevoli o fortunose vicende che adesso presentano il conto e dicono chiaramente che il Cosenza, nel Campionato più competitivo in tutta la storia della Serie B, non ha purtroppo i numeri per poterci stare, a pieno titolo.
L’uscita di scena di Guarascio a bordo campo, quando ormai mancavano pochi minuti al triplice fischio da parte dell’arbitro, è sicuramente l’immagine più aderente a quella che oggi è la realtà di questa squadra, che abbandona il campo senza neanche l’illusione di averci almeno provato.