Timido, cinico, speculativo in una sola partita. A Dionigi il compito di trovare la soluzione migliore.
Diventa sempre più difficile analizzare la partite del Cosenza se non si vuole scadere in giudizi superficiali. Ci si potrebbe limitare all’entusiasmo per i tre gol e gli 11 punti in classifica (1 in più della scorsa stagione) o accanirsi in critiche che in questo momento non verrebbero comprese. Molto meglio essere equilibrati e mettere sul piatto della bilancia tutti gli aspetti venuti fuori dalla partita con il miliardario Como. Per fare questo non ci si può limitare alla prima impressione e buttare giù quattro righe, ci vuole più tempo, bisogna vedere e rivedere la partita, ascoltare le voci dei protagonisti, le considerazioni sempre più articolate dei tifosi espresse sui social.
Di primo acchito ci prendiamo i tre gol, la vittoria, la posizione tranquilla in classifica, il sorriso sereno ed il petto in fuori di Dionigi, l’entusiasmo dei tifosi, presenti in massa anche sotto la pioggia di un venerdì sera di fine estate. Poi, entrando nel merito, apprezziamo, come spesso ho scritto, l’abnegazione di una squadra con giocatori giovani in cerca di affermazione ed altri in cerca di rivalutazione. Una squadra che crede in quello che fa e segue in tutto e per tutto il proprio allenatore, non si spiegherebbe altrimenti il sacrificio che ogni volta compiono gli attaccanti, anche ieri Brignola e Merola, ma anche Nasti, si sono immolati in onore del sacro modulo per portare i tre punti a casa. Il sacrificio di Panico e Martino che a cospetto dei Cutrone e Mancuso di turno corrono per tre per compensare il gap tecnico. Il sacrificio di Voca, onnipresente in ogni zona della mediana e di Brescianini, costretto in un ruolo non suo. Di tutti questi sacrifici ne giova la difesa rossoblù, impegnata si, ma nella maggior parte dei casi con tiri dalla distanza. Difesa che alla fine del settimo turno potrebbe essere tra le meno perforate della categoria. Un attacco che comincia ad avere numeri più consoni alla posizione di classifica.
Nelle tre foto la sequenza del gol di D’Urso
Entrando ancor più nei gangli della prestazione di venerdì sera, apprezziamo anche una condizione atletica ottimale, in linea con quella delle altre squadre (nessuna squadra gira a mille per più di un’ora) ed una discreta gestione della partita stessa. Inizio timido della partita, a detta di Dionigi dovuto ad una inconscia sudditanza psicologica rispetto al valore tecnico dei Fabregas, Baselli e Cutrone. Sudditanza che andata via via scemando finché, nella seconda metà del primo tempo, i lupi hanno preso le misure ai lariani. In quella fase della gara ho intravisto delle buone trame di gioco, tutte di prima, con una buona occupazione degli spazi e densità nella tre quarti avversaria. Non a caso, proprio per questo forcing nell’area degli ospiti sono arrivate le reti di D’Urso e Rigione, con avversari costretti all’errore. Si poteva chiudere la prima porzione di gara con il doppio vantaggio, ma una ingenuità prima di Panico e poi di Matosevic hanno lasciato lo spazio a qualche timore di troppo per la ripresa.
La sequenza del gol di Rigione
Ripresa che invece è stata letta bene dal duo Dionigi-Hiro e mentre il Como ha messo in campo tutta la sua batteria di panzer, i rossoblù si sono tutelati con il cambio dei due “falsi” terzini, Brignola e Merola, con due terzini di ruolo, una difesa con tre centrali e tre centrocampisti. Con il 352 e con le energie che sono cominciate a mancare il Como s’è via via spento e per il Cosenza è arrivato anche il terzo gol, firmato, manco a dirlo, da un difensore, Meroni. Merito ai lupi quindi l’essere riusciti ad addormentare la partita, come il caso necessitava, e portare a casa i tre punti.
La sequenza del gol di Meroni
In tutte queste note positive rimangono ancora alcuni aspetti che ci si augura vengano affrontati e risolti con il tempo, visto che, grazie a Dio, la posizione in classifica ci aiuta. Dalla conferenza stampa post partita è emerso che Dionigi sta prendendo in considerazione i mugugni di parte della tifoseria e degli addetti ai lavori, in particolare sulla scarsa propensione offensiva della squadra e tutti i limiti di un modulo che, pur presentando quattro attaccanti, riesce raramente a mettere qualcuno di loro in condizioni di andare a rete. Il Cosenza fino ad oggi è andato in gol 8 volte ed in una sola occasione con gli uomini deputati a farlo, ossia Larrivey, mentre gli altri sono stati realizzati da centrocampisti (Brescianini-Florenzi-Kornvig) e difensori (Rigione e Meroni), altri due con i trequartisti Brignola, su calcio da fermo e ieri D’Urso. Se a questo aggiungiamo che il Cosenza è la squadra che tira meno in porta, qualcosa nella fase offensiva va rivista.
Il presunto fallo su Brescianini
Qualcuno potrà obiettare sul fatto che più calciatori vanno in rete e più la manovra può ritenersi corale, ma tanti altri evidenziare che, ad esempio, ieri Nasti, Brignola e Merola, non sono andati mai al tiro, né tantomeno sono entrati nel vivo della manovra offensiva, troppo intenti, i due trequartisti, a supportare i due mediani, in quello che, in fase di non possesso, diventa un 4-4-1-1.
Resta quindi sempre il dubbio di come potrebbe essere il Cosenza di Dionigi con una difesa a 4, un centrocampo a tre che non va sistematicamente in inferiorità numerica, che potrebbe meglio porsi a tutela della difesa ed a supporto dell’attacco con gli inserimenti delle mezze ali di ruolo e, non ultimo, modulo che darebbe la possibilità di esprimersi al meglio ad un giocatore come Calò.
L’infortunio a Rispoli che a detta di Dionigi avrebbe impedito il cambio di Calò
Come scritto in altre occasioni, l’idea tattica di Dionigi è ottima, ma gli interpreti sembrano essere troppo sacrificati in un modulo che non esprime al meglio le loro caratteristiche tecniche, rischiando di offuscarne le prestazioni, dato che da un attaccante ci si aspettano i gol e non che impedisca agli altri di farne.
Foto di Ernesto Pescatore