È il Cosenza di Dionigi, prendere o lasciare

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Tra alchimie tattiche e gioco in orizzontale il Cosenza alla fine trova un punto

È il dilemma di sempre del calcio, meglio i punti o il gioco? Su questa dicotomia impazza la discussione sui social tra i tifosi che badano alla sostanza degli 8 punti in classifica, che consentono al Cosenza di posizionarsi a ridosso dei play off (tra l’altro con 4 partite disputate fuori casa su sei) e quelli cui invece il gioco di Dionigi non soddisfa perché fumoso e non adatto alle caratteristiche tecniche dei calciatori in organico.

Organico che, come ho precisato nel precedente articolo, è in buona parte giovane ed inesperto per la categoria, troppe “scommesse”, come sentenziato da Giuseppe Mangiarano in un intervento nella trasmissione Lupus in Forum, ed un organico per gran parte nuovo, come sottolineato dal DS Gemmi. Condizioni strutturali che sottintendono lunghi tempi di maturazione ed il supporto di risultati positivi.

Se poi a tutto questo aggiungiamo che sicuramente Dionigi e Hiro (il suo match analyst) hanno una grande “fantasia” tattica, l’analisi delle partite del Cosenza diventa un attimino più complessa.

Bene il punto a Bolzano contro una diretta concorrente per la salvezza (bene non dimenticarlo mai), ottima la posizione di classifica per quelle che sono le ambizioni di questa società, indiscutibili i passi in avanti sotto il profilo della condizione fisica e dell’inserimento oculato degli ultimi arrivi, qualche dubbio in più sorge sul gioco con cui si ottenuti questi punti e sull’utilizzo tattico dei calciatori a disposizione di Dionigi.

Stabile la difesa a quattro, con la variante tattica del terzino sinistro schierato molto alto in fase di possesso palla, addirittura come vero e proprio esterno nella partita di Bolzano; le alchimie tattiche del duo Dionigi/Hiro si concentrano tra mediana e attacco e ieri ne abbiamo avuto l’ennesima controprova. Se fino ad oggi il centrocampo è stato schierato quasi sempre con due mediani, in alcune occasioni si è passati al 4-3-3 puro come nel secondo tempo col Modena e al 3-5-2 nei finali di diverse partite, ieri si è potuta osservare un’altra variante tattica, molto probabilmente adeguata all’avversario di turno che poi si è presentato con un classico 4-4-2.

Bisoli, dopo aver studiato il Cosenza, ha proposto lo schema a zona classico che presidia molto bene le fasce con terzini e quarti di centrocampo ed infatti Brignola da un lato, e questa volta, Martino dall’altro, non sono mai riusciti ad andare sul fondo e qualche cross è arrivato solo dalla tre quarti. Il tecnico bolognese ha impostato una gara, come al solito, accorta, con una squadra ordinata che ha saputo fare quel poco che la qualità dei suoi giocatori può proporre (nessuna individualità e tanto gioco di squadra ed affiatamento di gruppo).

Dionigi, come dicevo, si è inventato invece una nuova posizione di D’Urso, con il romano che partiva da mezz’ala, in un centrocampo a tre con Brescianini vertice basso e Voca secondo braccetto, per poi andarsi a piazzare, sempre in fase di possesso palla, sulla tre quarti dietro a Merola e Butic, lasciando, come scritto, a Martino il compito di esterno alto sinistro e Brignola quello di esterno alto destro.

Nelle prime tre sequenze si vede chiaramente la mediana rossoblù composta da Brescianini vertice basso e braccetti Voca e D’Urso con Martino, cerchiato, sull’esterno. Nella quarta sequenza il passaggio di D’Urso sulla tre quarti dietro a Merola e Butic, con Brignola e Martino esterni alti, cerchiati

Schema di gioco adottato anche nel secondo tempo, allorquando sono entrati prima: Calò al posto di Voca, Zilli al posto di D’Urso e Gozzi al posto di Martino. Calò ha cominciato a giocare da centromediano in centrocampo a tre dove i braccetti erano Brescianini e addirittura Merola (che in sostanza ha preso il posto di D’Urso in tutto e per tutto), Gozzi e Brignola esterni alti, Zilli dietro a Butic. Quando, infine, sono entrati Larrivey e Kornvig, il primo ha preso il posto di Butic ed il secondo è andato a prendere il posto di Brescianini come mezz’ala.

Nelle due sequenze si vede chiaramente, prima, il triangolo formato da Calò, vertice basso con Brescianini e Merola braccetti. Nella seconda è Kornvig braccetto al posto di Brescianini. 

Una rivoluzione tattica, rispetto ai periodi precedenti, che, a mio modesto parere, ha portato un po’ di confusione nei calciatori. Abbiamo visto tanto possesso palla, si, favorito dall’atteggiamento tattico rinunciatario del Sud Tirol, specie dopo il vantaggio, ma anche tanto gioco in orizzontale e pochissime verticalizzazioni almeno fino all’entrata in campo di Calò. Quando si è messo in moto la nuova mente del centrocampo rossoblù abbiamo visto tanti lanci in verticale che potrebbero aprire nuovi orizzonti nelle prossime partite, ma che ieri sono stati facilmente preda della difesa di casa.

La splendida rete di Kornvig al 77°

Allora, posto che Calò diventa un calciatore imprescindibile per dare fantasia ed imprevedibilità ad un gioco lento e macchinoso, scontato, che non produce azioni in verticale e pochissime azioni pericolose,

(le statistiche riportano di 6 tiri in porta, ma vanno sapute leggere e contestualizzate perché i 6 tiri sono il calcio di punizione insipido di Brignola al 7°; l’occasione sfruttata male da Brescianini al 32°; il colpo di testa!! Di D’Urso al 49°; i due tiri di Merola al 58° e 61°, il primo frutto di un’azione corale ed il secondo un semplice tiro di alleggerimento dalla distanza ed il gol di Kornivig)

e posto che ci sono calciatori come Brescianini e Kornvig che sono delle mezze ali che possono dare un senso al centrocampo, sia in tecnica che struttura fisica, non sarebbe il caso di utilizzare le punte da attaccanti e cercare di fargli arrivare qualche pallone giocabile invece di “ronzare” in orizzontale intorno all’area avversaria?

Anche ieri le tre punte vertice: Butic, Zilli e Larrivey non hanno ricevuto un pallone uno giocabile e Brignola ha finito per fare ancora una volta il terzino, senza riuscire mai una volta a superare il suo diretto avversario in fase di attacco. Passi per Martino e Gozzi, si faccia avanti chi gli ha visto fare un cross, e nel caso decente, ma non si può tenere in campo Brignola solo per fargli fare il terzino o Merola la mezz’ala.

D’accordo il calcio totale, ma una squadra che deve salvarsi ha bisogno di concretezza.

 

Screenshot tratti da Sky

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Nato a S. Marco Argentano (Cs) il 27 settembre 1962, sociologo di professione e giornalista per passione. Laureato in Scienze Economiche e Sociali all’Università della Calabria con una tesi sui “Significati del Calcio, sport, società e tifosi, con particolare riferimento alla vicenda cosentina”. Ho iniziato la carriera giornalistica nel 1994 presso l’emittente TEN e poi a Cam Tele3. Lasciata l’attività per motivi legati alla professione di sociologo, pur continuando a seguire le vicende del Cosenza come per quasi tutta la mia vita, sono ritornato al giornalismo nel 2010 iniziando la collaborazione con il quotidiano Cosenza Sport ed in seguito con il Gazzellino della Calabria. Dal 2012 al 2016 cronista tecnico delle partite del Cosenza calcio per conto di Jonica Radio/Tv Sud e Lupindiretta. Nel 2013 ho collaborato anche con l’emittente televisiva RTI, con la testata on line News di Calabria e Magico Cosenza. Dal 2016 conduttore di Lupus in Forum su Mediaterronia Tv, emittente comunitaria della quale da gennaio 2017 ne sono diventato Direttore responsabile. Dal 2012 collaboro con il Corriere Sportivo di Calabria, dal 2019 come caporedattore.

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