Guarascio deve capire che una salvezza ai play out con 35 punti non è un successo sportivo.
Ospite di Lupus in Forum, Giuseppe Mangiarano, noto e competente dirigente sportivo, ha delineato con estrema lucidità e chiarezza il momento del Cosenza Calcio. Alla mia domanda se intravedesse il bicchiere mezzo vuoto o pieno ha risposto con estrema sincerità che il calendario ha illuso la società rossoblù.
“..il calendario ha dato inizialmente al Cosenza la possibilità di affrontare alcune squadre che, per distrazione, riorganizzazione o novità, non si sono rivelate degne del livello tecnico che le precedeva. Il fatto poi di posizionarsi nella parte sinistra della classifica ha tendenzialmente ingannato tifosi che pensavano di poter disputare un campionato importante. C’era però da tenere in considerazione alcuni numeri che il Cosenza non aveva: troppi pochi gol per rimanere in quella parte della classifica ed un attaccante, Larrivey, che per quanto importante, non si può pensare possa mantenere il peso di 38 partite e 90’ minuti. Intanto le altre squadre hanno cominciato a macinare gioco e gol e mettere in campo risorse tecniche di livello superiore al Cosenza. Bisogna tenere in conto anche che squadre come Pisa, Como, Perugia e Parma non rimarranno molto ancora sotto al Cosenza e che pur essendo Modena e Sud Tirol alla portata del Cosenza, bisogna pur sempre ricordarsi che non c’è stato un investimento importante come quello della Reggina. Non c’era un organico passato da cui attingere, che aveva fatto comunque 35 punti, salvandosi per manifesta deficienza dell’Alessandria. I play out sono stati un miracolo e addirittura molti prestiti sono rientrati alla base, è stata cambiata area tecnica ed addirittura calciatori sui quali si era investito sono stati scartati”.
A questo punto sorge spontanea la domanda sul perché dello scambio Hristov- Camigliano: “L’anno scorso Goretti è riuscito a convincere Guarascio dell’importante investimento di ben 500 mila euro. Al di là del fatto che un errore di valutazione ci può stare, io credo che comunque la prospettiva doveva essere di lungo termine, invece si è fatto anche l’errore di darlo ad una squadra di serie C. Il Messaggio di Guarascio è stato molto chiaro però, restituendolo al mittente che glielo aveva fatto prendere”.
Poi continua: “sia ben chiaro il Cosenza può trovare 5 squadre che le stiano dietro, ma è necessario capire se il progetto tecnico di Gemmi, insieme alla scelta di Dionigi, sono sposati in pieno da una proprietà che si espone alla critica non frapponendo tra sé e la squadra altri soggetti che possano aiutare a far crescere l’ambiente, evitando anche che Dionigi e Gemmi diventino i capri espiatori di una spesa limitata. Ribadisco, a Guarascio bisognerebbe fare una statua perché con poche risorse è riuscito a mantenere a posto i bilanci, ma poi bisogna tenere in considerazione anche l’ambizione della piazza, dei 25 mila della finale play out. Sarebbe stato importante ripartire da quelli, alimentando la speranza dei tifosi con un maggiore sforzo economico. Invece il Cosenza ha sempre dato l’idea, negli ultimi anni, di avere un progetto tecnico al risparmio e questo ai 25 mila di prima non va bene”.
“La B di quest’anno non è un campionato in cui il 50-60% dei calciatori può essere una scommessa, in funzione del tasso tecnico elevatissimo dei competitors. Sarebbe stato molto importante inserire all’interno di questa squadra PRESENZE con qualità, a meno che il progetto tecnico sposato da Gemmi e Dionigi non sia riduttivo.
Certo quello che il Cosenza non può fare è avere un progetto tecnico che possa prescindere dai 25 mila della finale play out. Un pubblico, quello del Marulla che ha fatto ricordare alle tv italiane che esiste anche il pubblico in serie B. Per cui questa grande novità deve essere sostenuta e Cosenza, a differenza di Crotone, ha dimostrato di sostenere la squadra nell’unica partita che poteva valere la vita o la morte. Se invece punti sui giovani, non si rende merito a quei 25 mila”.
Il Cosenza però, mai come quest’anno ha calciatori di proprietà e prestiti riscattabili: “In realtà è una strategia indotta dalle strategie delle società di serie A che non danno più calciatori in prestito in serie B e quindi le società hanno imposto l’acquisto o il prestito con diritto o addirittura obbligo di riscatto. Il Mercato è cambiato perché le società tendono a scaricare i calciatori e non darli più in prestito”.
“Bisogna poi tenere in considerazione che quando il Cosenza di Guarascio è tornato in B i diritti televisivi avevano un valore di 3 milioni di euro, oggi è triplicato e con un fatturato che supera i 10 milioni bisogna decidere un progetto. A Como e Pisa, acquisita la società, dopo un minuto hanno acquistato un centro sportivo. A Montalto c’è una società che, costituita nel 2018, ha un campo di proprietà, una tribuna ed un campo di calcio a 8. Se invece a Cosenza, dopo 11 anni, il proprietario non ha condiviso con nessuno la gestione della squadra e non è ancora riuscito ad avere una propria casa c’è da farsi delle domande. Sarebbe stato più facile mettere da parte ogni anno una piccola cifra per investirla in un centro sportivo, magari investendo sull’acquisizione di una piccola società che già ne disponeva uno.
Quindi il concetto di progetto, sportivo e tecnico, devono viaggiare insieme, partendo dal presupposto che sono in una città non piccola, ma la città più importante della Calabria”.
Poi conclude: “Guarascio fa fatica a capire che purtroppo i risultati non gli danno ragione, perché non è una salvezza ai play out con 35 punti un successo sportivo, così come non lo è una retrocessione con riammissione o la salvezza nella pandemia. Guarascio sarebbe giustificabile se la squadra non venisse seguita dai tifosi, ma oggi no.
Anche io pensavo che dopo Gallo il calcio a Reggio sarebbe finito, invece è arrivato Saladini. Questo vuol dire che in Calabria il calcio attira e Saladini, al suo primo anno, potenzialmente, potrebbe ambire alla serie A!!”.